Alla ricerca… della motivazione!
Di VALENTINA VIOLA
(pedagogista)
Come genitori, insegnanti, professionisti del settore educativo e formativo, per quanto ci è possibile proviamo sempre – o quasi – a motivare i figli/e o studenti/esse. Non voglio dire che “motivare” in senso attivo sia sbagliato ma forse qualche aggiustamento va pensato, propendendo per il motivarsi riflessivo.
Intenderemo qui la motivazione come un meccanismo che attiva un comportamento verso uno scopo preciso che generalmente soddisfa un bisogno non primario.
Già a partire dalla sua etimologia e semantica, l’educazione ha il significato di ex-ducere ossia di “tirar fuori” e non, per l’appunto “inserire dentro”. Sembra una scelta espressiva banale ma non lo è.
Il nostro compito non è quello di instillare in loro qualche cosa che non c’è o che non fa parte della loro natura, della loro essenza. Come possiamo pensare di far nascere in bambini/e, ragazzi/e la passione per il violino se non ce l’hanno connaturata? Come credere di poter accendere l’interesse per il basket (che magari a noi interessa moltissimo, ma questo è un discorso sulle nostre “proiezioni” che affronteremo un’altra volta) se non è inscritto nei loro geni?
Con ciò non voglio dire che noi adulti possiamo solo assistere inermi al fluttuare degli eventi e delle passioni – talune anche momentanee ed estemporanee – senza fare nulla.
E non voglio nemmeno asserire che non possiamo provare ad accendere in loro una curiosità, in particolare in quei casi in cui loro stessi appaiono confusi o una reale di curiosità ancora non sia emersa.
Il discorso vale per ogni dimensione di vita, anche la scuola che è un “tasto dolente” per molti genitori e insegnanti.
Quello che possiamo e dobbiamo fare è senza dubbio offrire loro più occasioni possibili. Occasioni per scoprirsi e conoscersi. Senza forzare nulla.
Il nostro compito è guidare, supportare cosìcchè siano loro a conoscere e riconoscere la motivazione… che era già lì. Noi non dobbiamo fare altro che spronarli alla ricerca, stimolarli, insegnare loro come portare fuori, alla luce.
Curiosità e interesse non sempre vanno di pari passo. La curiosità è solitamente mutevole, limitata e viene appagata presto mentre l’interesse è continuo e porta radicata una motivazione che resta una costante e non si esaurisce nel tempo.
Una famiglia mi ha chiesto come fosse possibile che la loro figlia di tredici anni non fosse stata in grado di sperimentare sino ad allora la motivazione in nessun campo ma alla ragazzina in realtà era stato negato il riconoscimento di un interesse per il videomaking che aveva mostrato in molteplici occasioni, considerato passeggero e superfluo dai genitori e dalla cerchia familiare tanto preoccupata per le sue frequentazioni e per la performance scolastica.
A scuola per esempio, si potrebbe pensare a proposte formative, a compiti di realtà che mostrassero le discipline sotto una luce diversa, slegata in toto dall’aspetto valutativo e didattico tradizionale. È molto importante, infatti, visto che le materie insegnate non si possono plasmare su interessi e motivazioni ascritte, che lo scenario e il range di azione incuriosiscano e attivino gli/le studenti avvalendosi anche di una dimensione tecnologica e al contempo non perdendo di vista quel che di buono c’è nella metodica tradizionale.
Sono tante le fonti di ispirazione – volendo possiamo adattare e provare anche a casa – per esempio il debate o il visual thinking… In ultimo, non dimentichiamo: sperimentare è divertente!