Nido e riforme possibili
Negli ultimi tempi la promozione di una comunicazione efficace e qualitativa all’interno dei contesti educativi per la prima infanzia ha caratterizzato la gran parte degli interventi formativi. In particolar modo il rapporto con le famiglie nel nido è oggi un vero e proprio tema di discussione all’interno dei collettivi di lavoro.
Ci si domanda com’è opportuno gestire la partecipazione e il coinvolgimento dei genitori all’interno dell’istituzione nido.
Ci si sofferma sulla necessità di garantire a tutti i genitori dei buoni livelli informativi circa le attività che il loro bambino svolge al nido, circa gli obiettivi che il personale educativo si propone, circa gli strumenti osservativi e programmatori di cui si dota l’educatore.
Oggi è possibile pensare alla partecipazione dei genitori alla vita sociale del nido partendo da presupposti sostanzialmente diversi da quelli che orientavano l’azione qualche decennio fa. Se subito dopo la legge 1044 del 71 ci si interrogava su come il genitore potesse entrare in contatto con un sistema che pretendeva di emanciparsi dalla condizione di servizio sociale ad istituzione educativa, oggi il problema è semmai quello di qualificare il contributo che i genitori possono dare in termini di proposte concrete per il buon funzionamento del servizio asilo nido d’altra parte anche le aspettative delle famiglie nei confronti del nido sono mutate negli anni: permane com’è ovvio la necessità che il nido costituisca un concreto aiuto per i genitori che lavorano ma assistiamo oggi ad una richiesta specifica da parte dei genitori di rapportarsi agli educatori come ad individui esperti e competenti da cui trarre suggerimenti, indicazioni e spunti di riflessione che orientino il loro agire educativo. Oggi il ruolo del genitore nella società si è modificato:
si diviene genitori per scelta, si desidera un figlio e si “programmano” le nascite in modo da garantirsi il più possibile sul piano economico, sociale e anche affettivo. I nuovi genitori percepiscono in modo talvolta problematico la responsabilità dell’educazione dei figli: spesso fanno capolino sentimenti di inadeguatezza, preoccupazioni, incertezze. I genitori chiedono così al nido di costituirsi come luogo d’incontro, formazione
e informazione su tematiche evolutive che li interessano e di cui vorrebbero approfondire aspetti particolari: cercano punti di riferimento , contributi per arricchire le loro competenze e ,anche, semplici rassicurazioni. Il nido inoltre rappresenta oggi per molti genitori un luogo dove il proprio figlio fa esperienze di alto valore educativo, cresce attraverso il rapporto con coetanei ed adulti, coltiva una cultura della collettività imparando a condividere oggetti, luoghi, persone ed emozioni con altri bambini. I genitori di oggi mostrano così di credere al ruolo formativo dell’istituzione nido ben sapendo che ogni contesto educativo(famiglia, scuola etc) non può che svolgere funzioni parziali, incomplete e deve sviluppare collaborazione, solidarietà e interazione con gli altri contesti per garantire uno sviluppo armonico e completo al bambino..
Se è vero che sono cambiate le aspettative dei genitori è altrettanto vero che anche gli educatori hanno ripensato all’idea di partecipazione e coinvolgimento dei genitori in modo nuovo “scegliendo” di promuovere la partecipazione famigliare come una vera e propria proposta educativa che qualifica il servizio stesso.
Oggi ai genitori si chiede di apprezzare il lavoro del nido, di collaborare anche concretamente alla realizzazione di progetti educativi specifici, di avere fiducia nelle regole del nido e di essere critici nei confronti di ciò che non è sufficientemente chiaro e convincente. E’, di fatto, un ruolo attivo del genitore ciò che il nido ricerca.
Un altro aspetto che sembra interessare in particolare modo agli educatori è relativo alla quantità e alla qualità della delega educativa del genitore: talvolta le madri e i padri attribuiscono interamente il compito educativo al nido, non ricercando la definizione di “strategie educative” comuni che aiutino il bambino a non vivere in modo antitetico i due ambienti educativi principali in cui è inserito, ovvero nido e famiglia.
E’ nello spirito di una riqualificazione della partecipazione della famiglia alla vita del nido che molti nidi italiani hanno intensificato le occasioni di incontro con le famiglie. E’ possibile sintetizzare il modello di partecipazione cui sembrano ispirarsi i nidi più attenti alle esigenze della famiglia nel seguente prospetto:
Opportunità di coinvolgimento dei genitori nel contesto educativo
1 colloquio pre-inserimento individuale
2 riunione pre-inserimento
3 riunione inizio anno educativo per i vecchi iscritti
4 colloquio/riunione post inserimento
5 incontri quotidiani informali (entrata e uscita)
6 riunioni periodiche di sezione
7 colloqui individuali
8 riunioni tematiche (anche su temi segnalati dai genitori)
9 riunioni comitato di gestione
10 feste e loro preparazione (laboratori teatrali etc.)
11 riunioni di continuità con la scuola materna
E’ in particolar modo nel periodo dell’inserimento che il personale educativo e i genitori cominciano a costruire quel rapporto di fiducia e di collaborazione che si rivelerà in seguito così essenziale e proficuo per tutti i “protagonisti” coinvolti nel sistema nido. Il genitore, nel corso dell’inserimento è invitato ad orientare il bambino verso le educatrici, verso gli oggetti ludici e verso gli altri bambini: il distacco sarà graduale, non imposto, rispetterà i tempi di ambientamento alla nuova realtà del bambino e, ovviamente, di chi lo accompagna nell’avventura dell’inserimento.
l’educatrice sarà una osservatrice attenta e scrupolosa: non interverrà in modo affrettato per “conquistare” l’interesse e l’affetto del “nuovo” bambino; si limiterà a dare attenzione, disponibilità e ascolto al nuovo venuto e a chi lo accompagna.
E’ essenziale riflettere sulla qualità di quelli che possiamo considerare come i primi delicati momenti di incontro e conoscenza tra la famiglia e l’istituzione: cercare di migliorare tali occasioni dal punto di vista organizzativo (spazi accoglienti, giochi in numero disponibile, etc) garantisce, almeno in parte, la buona riuscita di un inserimento. La triade genitore-bambino-educatrice costruisce e coltiva la qualità delle proprie relazioni anche grazie agli accorgimenti strutturali e organizzativi che sono frutto del lavoro di collettivo: l’accoglienza diviene così non solo e non tanto una questione di simpatie più o meno accentuate ma un rassicurante “modus operandi” che si ridefinisce nel quotidiano grazie al contributo di tutti: genitori, bambini ed educatrici.
Bibliografia
Carolyn Edwards, Lella Gandini, George Forman (a cura di), I cento linguaggi dei bambini, Edizioni Junior, Bergamo,1995
Rita Gay, Il nido:sapere e fare, Juvenilia, Bergamo, 1986
M.Teresa Bassa Poropat, Dal saper fare al saper pensare, Junior, Bergamo,1992
Franco Frabboni, Asilo nido e scuola materna, La Nuova Italia,Firenze,1980
Ottobre 2004