I confini della ricerca pedagogica

A proposito di nuovi contesti e professioni educative

Inserirsi nel dibattito su “il Bambino ir-reale”, senza perdersi tra i meandri della complessità, le proiezioni genitoriali e le suggestioni filosofiche, non era agevole e abbiamo preferito, in tema di bambini ed educazione, frequentare terreni a noi congeniali cercando segni e suggestioni che ci aiutassero a trovare una “rotta”. Una rotta e degli indicatori per orientarsi tra i nodi, i limiti e gli ostacoli, la nebbia e il polverone mediatico che circondano il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza, rendendone, troppo spesso, difficile la lettura.

Abbiamo deciso che, al di là di quanto, ormai compulsivamente, si va discettando intorno alla scuola e alle sue presunte riforme, fosse tempo di guardare oltre, in quei contesti dove si fa, comunque, educazione, a prescindere dal grado di di intenzionalità e di competenza.

Motivare la nostra attenzione al mondo dell’extrascuola equivale a declinare, con modalità orgogliosa ed affettuosa insieme, la nostra storia e la nostra identità sia come Rivista che come Cooperativa sociale.

Pedagogika.it è una rivista che si occupa, questo è il decimo anno di pubblicazione, di “cose di pedagogia” e la stessa scelta del nome, che dichiarava, fin dall’inizio, un volersi porre fuori dall’alveo dell’ufficialità, dalle angustie della sovrapposizione tra scuola ed educazione, era anche un modo per autodefinirsi come quelli che parlavano di questioni pedagogiche, ma cercavano, al tempo stesso, di dilatarne i confini e di posizionarsi nei più ampi territori dell’educare, a prescindere dai contesti. Non si trattava di iattanza o di snobismo – non ne avremmo avuto titolo, nè coltivavamo ambizioni – quanto piuttosto un volersi riconoscere coerenti con i nostri referenti culturali e pedagogici da cui avevamo tratto ispirazione e spunti di riflessione fin da quando, nella seconda metà degli anni ‘80, demmo vita alla cooperativa sociale Stripes.

La Stripes, per l’appunto, era, in origine un acronimo: STudio Ricerca ed Intervento Pedagogie Extra Scolastiche.

Eravamo affascinati, chi scrive soprattutto, dalla lettura che delle pedagogie extrascolastiche aveva condotto, qualche anno prima, Riccardo Massa e ci era parso di averne colto, in particolare, la ricchezza e le potenzialità, nelle pur brevi pagine con le quali, ne L’educazione extrascolastica, veniva tratteggiata l’esperienza di Baden Powell e di Makarenko.

Abbiamo esplorato, nel corso degli anni, scoutismo e robinsonismo, percorsi di lavoro educativo di strada e laboratori di interculturalità, istituti penali minorili e comunità alloggio, oratori e centri estivi, ateliers di spray-art e percorsi di educazione alla musica, cercando di non perdere di vista quanto in una sua intervista, rilasciataci pochi giorni prima della sua scomparsa, diceva Massa a proposito della tendenza alla proliferazione delle figure professionali nel campo dell’extrascuola: “… oggi si debbono avere in  mente soprattutto tre configurazioni fondamentali delle professioni pedagogiche, che vedo appunto come tre declinazioni specifiche di una stessa famiglia di professioni… si tratta di distinguerle, di fondarle meglio, di vedervi i rimandi reciproci, ma occorre nel contempo riportarle ad uno statuto epistemologico comune… Un’altra figura è quella dell’educatore professionale in ambito extrascolastico… questo è l’ambito degli educatori, che fa precipuo riferimento allo sviluppo della persona, alle relazioni di aiuto e a tutte le prospettive che riguardano l’animazione del tempo libero, le politiche culturali, la rielaborazione e la riscoperta di una serie di suggestioni culturali che provengono dal costume e dall’immaginario giovanile, anche con funzioni di coordinamento e di consulenza nei servizi. É in questa prospettiva che per me risulta cruciale parlare di una «clinica dell’educazione», cioè di una formazione, di una supervisione e di una consulenza pedagogica che aiuti l’educatore, in quanto pedagogista a pieno titolo, a essere sempre più attento alla rielaborazione scientifica, soggettiva e professionale di un campo ad alta densità affettiva e cognitivsa, relazionale e procedurale come quello in cui si trova inevitabilmente e costitutivamente coinvolto…”.

Questo non ci ha impedito, ovviamente, di occuparci anche di scuola, di didattica, di insegnanti e di riforma scolastica – e come potevamo, in questi anni miserrimi, ignorarla? – ma l’occhio lo abbiamo sempre tenuto puntato all’evolversi dei contesti, al nascere di nuove professioni educative e paraeducative, contigue o parallele agli ambiti istituzionali, fino a prendere atto di quanto le nuove tecnologie informatiche e audiovisuali hanno trasformato le modalità della comunicazione e di quanto il consolidarsi di nuove sensibilità civiche ed ecologiche può arricchire l’offerta formativa rivolta ai giovani.

Ci siamo cimentati in percorsi di formazione permanente rivolti ai nostri collaboratori cercando di evidenziare l’importanza di una tensione pedagogica che non facesse coincidere la pur necessaria asimmetria tra adulto e il bambino, con un’idea di educatività tout court.

Se coerenti o meno all’attenzione iniziale, lo avranno, in questi anni, valutato i lettori della nostra rivista e gli utenti e i committenti dei nostri servizi ma, con  questo dossier, abbiamo voluto tornare a soffermarci, ad interrogarci sul senso del nostro lavoro e  ci siamo dati il compito di contribuire, a modo nostro, alla realizzazione del XVI° Incontro Internazionale di Castiglioncello.

Abbiamo voluto esplicitare, in quanto coinvolti nell’organizzazione del Convegno che avrà luogo nel prossimo maggio, questa nostra appartenenza e propensione – cogliendo, peraltro, l’occasione per festeggiare i dieci anni di attività di Pedagogika.it – accendendo un riflettore su questi temi attraverso il dossier e impegnando tutti gli autori dei contributi a partecipare al convegno in un contesto mirato per discuterne con chiunque vi abbia interesse.

Vogliamo parlare a tutti quelli che si riconoscono in questa anomala categoria di operatori dell’extrascuola; vogliamo invitarli a riflettere sulla loro professione, a porgersi all’attenzione del panorama pedagogico senza sudditanza, posizionarsi  in quanto soggetti pienamente coinvolti nella funzione educativa e di supporto alla famiglia e, ancorchè non insegnanti, pronti a confrontarsi, ad approfondire, insieme ai genitori, non solo il destino della scuola, più o meno pubblica, più o meno paritaria, ma anche il continuo e crescente evolversi delle pratiche educative ancorchè, talora, solo indirettamente educative. Sappiamo che ciò che riportiamo nelle pagine seguenti sono solo alcuni spunti, ma altri ancora ne attendiamo dal confronto diretto che avrà luogo nel contesto di questa presunta “ir-realtà” e della complessità nelle quali e dalle quali  fa fatica a venir fuori un profilo credbile di un bambino che sia diverso da quello pensato, immaginato, sognato ma che forse, in qualche modo, tutti li contiene. Cosa sappiamo dei bambini e cosa bisognerebbe sapere non può essere materia riservata a pochi (quali?) specialisti; pensiamo, piuttosto, in attesa di imparare a dar  voce ai bambini, quelli reali, in modo non paternalistico e surrettizio, che sia il momento di accogliere il contributo di quanti ritengono di avervi titolo ed interesse, chiamandoli a testimoniare su quanto della loro funzione e ruolo possa avere, e spesso ha,  implicazione pedagogica, invitandoli però a non accontentarsi di tali tangenziali ed indirette implicazioni.

Un obbiettivo per cui battersi? Semplicemente concorrere al consolidarsi di una clinica della formazione extrascolastica.