AFFETTIVITA’ E SESSUALITA’ IN ADOLESCENZA (editoriale)

Pensiamo che una Rivista come la nostra non possa ignorare come, ancora oggi, una materia così importante, anzi direi esistenziale come l’affettività, la sessualità e le emozioni che ne seguono, non abbia ancora trovato la giusta e naturale collocazione all’interno del percorso formativo e educativo delle bambine e dei bambini, delle ragazze e dei ragazzi che frequentano le nostre scuole pubbliche e private, forse a causa di non ancora chiare indicazioni date dai dettami legislativi e della sua effettiva mancanza tra le materie curriculari.

A che punto siamo quindi? Cosa fa concretamente la Scuola?

In alcune Regioni vengono portati avanti progetti addirittura all’avanguardia e l’educazione all’affettività, alla sessualità e alle relazioni tra i sessi si trovano al centro di percorsi educativi e formativi delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi su iniziativa spontanea delle singole scuole o di progetti interscolastici nati nel territorio.

Nonostante ciò, non esiste una legge nazionale che preveda, attraverso un’azione concertata con le regioni, un’educazione sessuale fatta in classe che sia capillare, omogenea a livello territoriale e attenta alle varie identità e orientamenti sessuali di pre-adolescenti e adolescenti.

A fronte di una legislazione che è presente in quasi tutti i paesi europei, l’Italia, insieme a pochi altri Paesi come Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia e Romania si ritrova solito fanalino di coda ancora priva di leggi. È come se non ci fosse la necessità, per i nostri ragazzi e ragazze, durante il percorso scolastico di una formazione e un insegnamento specifici sull’argomento, fatti da docenti in grado di prestare la dovuta attenzione ai percorsi di crescita dei preadolescenti e adolescenti. Il compito della loro educazione sessuale viene lasciato perlopiù alla famiglia, la quale avrebbe il dovere di seguirli, ma che si trova in balia della liquidità dei tempi: dove vanno a finire certe emozioni alle quali i ragazzi sono, per loro natura esposti e sottoposti e delle quali in classe non si parla mai? Come e con chi parlare del proprio corpo, delle sensazioni che lo abitano e che lo interrogano? Chi può insegnare loro le parole per dirlo?

Occorre qualcuno che li aiuti a nominare queste emozioni, a dare parole alle sensazioni fisiche e spirituali che si affacciano sempre più spesso e più pressanti su un corpo che non ne vuole sapere di addomesticarsi, acerbo come è, e ancora in transito. Molto spesso ragazze/i, nonostante parlino tra di loro, cedono, sempre o quasi sempre, alla curiosità di cercare informazioni sul web e possono imbattersi in siti internet di dubbia serietà/moralità. Si trovano di fronte a corpi parcellizzati dove immagini crude fanno mostra di sé, mute, senza contorni, senza dialogo, in silenzio: è soprattutto il silenzio che fa da padrone, un silenzio violento, che ammutolisce e che non costituisce argomento di discussione tra di loro.

Va da sé che sta diventando improcrastinabile una legge nazionale che, come dicevamo non c’è ancora. Di recente troviamo un disegno di legge presentato il 16 Marzo 2022 e approvato il 6 Maggio 2022 relativo a “Disposizioni in materia dell’introduzione dell’insegnamento dell’educazione alla sessualità a partire dalla scuola secondaria di primo grado nelle scuole italiane”.

Onorevoli Senatori! – Il presente disegno di legge ha come finalità l’introduzione dell’educazione alla sessualità nelle classi secondarie di primo e secondo grado. Il sistema normativo in vigore non prevede leggi sull’educazione alla sessualità, in quanto questa viene considerata un argomento controverso. Le finalità dell’educazione alla sessualità sono dare le conoscenze puramente biologiche agli adolescenti, ma soprattutto offrire una maturità emotiva, attraverso un percorso centrato sui rapporti affettivi e relazionali. Una più cosciente sfera relazionale porta, inoltre, ad una diminuzione dei fenomeni quali bullismo, cyberbullismo, e quelli legati alle discriminazioni di genere (problematiche che affliggono la nostra società), in quanto i fenomeni di violenza sono per la maggior parte delle volte causati da una non comprensione “dell’altro” […]

Purtroppo, ci tocca sentire ancora che l’educazione alla sessualità è un argomento controverso, ma credo che le indicazioni fornite riguardo l’acquisizione di una più consapevole relazionalità – capace di significare le emozioni dei ragazzi e di non farle deflagrare in episodi cruenti e definitivi – siano già un passaggio significativo verso l’introduzione di una Legge Nazionale che metta al centro il benessere fisico e psichico dei giovani.

Negli ultimi tempi, la nostra società sembra essere sempre più bombardata da leggi, provvedimenti, schieramenti, che tentano di tutelare i diritti e le libertà di ogni orientamento e identificazione di genere. Per quanto una tutela in questi termini, sia, al giorno d’oggi, di fondamentale importanza, da un punto di vista pedagogico i ragazzo di oggi si trovano immersi in una complessità in cui diventa sempre più difficile destreggiarsi e riconoscersi. Sarebbe necessario accompagnare l’essenziale e personale ricerca alla “definizione” di sé stessi e della propria sessualità, ad una altrettanto importante educazione in grado di incanalarla, viverla in modo sano, edificante e reale.  

Il compito più che mai necessario delle istituzioni educanti e scolastiche risulta dunque essere quello di fornire gli strumenti per la creazione di una personalità adulta ed emozionalmente matura, e non quello di plasmarla e definirla attraverso la promulgazione di verità impacchettate, di condotte da seguire; di vite da proteggere e di consensi fittizi da rispettare.

Educare ed istruire, ecco il legame indissolubile al quale non può più sottrarsi la scuola.