La digitalizzazione della scuola nel progetto Stringhe (FREE)

La digitalizzazione della scuola è una delle grandi tematiche che riguardano e stimolano fortemente il dibattito all’interno del panorama educativo e scolastico italiano. Andando a consultare il sito MIUR, Ministero dell’Istruzione e del Merito, è possibile rendersi conto che questa esigenza è stata tramutata in dibattito politico, e quindi considerata di importanza nazionale, grazie alla legge 107/2015 facente parte della riforma politica “La Buona Scuola”. Andando ad approfondire la relativa pagina web del Ministero, è possibile osservare come ci sia la volontà da parte del legislatore di poter dotare il paese di nuove strumentazioni tecnologiche, per migliorare la qualità della didattica senza però dimenticare oppure mettere in secondo in piano i veri protagonisti della scuola e dell’intero mondo educativo extrascolastico: l’insegnante e l’alunno.

Come viene riportato all’interno del sito Miur, è evidente la volontà di intraprendere un percorso che possa contribuire allo sviluppo tecnologico della scuola e dell’ambito educativo, migliorando la qualità del lavoro degli insegnanti e rappresentando una nuova fonte di stimolo e di interesse per la crescita individuale e culturale dei bambini e delle bambine:

“Parlare solo di digitalizzazione, nonostante certi ritardi, non è più sufficiente. Perché rischierebbe di concentrare i nostri sforzi sulla dimensione tecnologica invece che su quella epistemologica e culturale. Questo Piano non è un semplice dispiegamento di tecnologia: nessun passaggio educativo può infatti prescindere da un’interazione intensiva docente-discente e la tecnologia non può distrarsi da questo fondamentale “rapporto umano”. L’OCSE lo ha ricordato recentemente.
Questo Piano risponde alla chiamata per la costruzione di una visione di Educazione nell’era digitale, attraverso un processo che, per la scuola, sia correlato alle sfide che la società tutta affronta nell’interpretare e sostenere l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita (life-long) e in tutti contesti della vita, formali e non formali (life-wide).”[1]

Andando ad approfondire gli obiettivi di questa riforma politica si può osservare la volontà, da parte del legislatore, di andare a costituire un fronte comune formato dal mondo scolastico, e dalle numerose agenzie educative che lavorano a stretto contatto con tale istituzione, per rispondere ai bisogni e alle esigenze dei minori:

Il Piano è, attraverso le sue azioni, una richiesta di sforzo collettivo. Non solo a tutti coloro che già realizzano ogni giorno una scuola più innovativa, orientata al futuro e aderente alle esigenze degli studenti. Ma anche a tutti quei mondi che, avvicinati dalle sfide che essa vive – didattiche, organizzative, di apprendimento e di miglioramento – costruiscono o intendono costruire con la scuola esperienze importanti … La scuola è, potenzialmente, il più grande generatore di domanda di innovazione, e quindi di digitale, ed è anche in quest’ottica che deve essere letto questo Piano.
Siamo consapevoli che dire tutto ciò allarghi non di poco il raggio d’azione e, con esso, i fabbisogni e le aspettative del Paese, ma troviamo fondamentale ragionare d’insieme. Del resto, la “scuola digitale” non è un’altra scuola. È più concretamente la sfida dell’innovazione della scuola
[2].

Questa riforma politica ha rappresentato un tentativo da parte dell’allora governo di dotare le scuole e gli studenti, degli strumenti necessari per garantire una maggior qualità dell’azione educativa e della didattica italiana, ma anche, di aiutare a rispondere alle esigenze personali degli studenti. Approfondendo questa missione educativa e culturale, viene spontaneo domandarsi se effettivamente garantire maggiori risorse per l’acquisto di strumenti digitali abbia in qualche modo inciso all’interno del panorama scolastico italiano.

L’indagine di Save The Children “Alla ricerca del tempo perduto” pubblicata l’8 settembre 2022, risulta molto interessante a tale proposito in quanto, da un lato evidenzia dei dati che aiutano a rispondere alla precedente domanda, ma allo stesso tempo propone un’alternativa alle oggettive problematiche del sistema scolastico italiano.

L’indagine ha evidenziato come in Italia il 12,7 % degli studenti non porta a termine il proprio percorso scolastico, in Europa peggiori solamente Romania e Spagna. Save The Children ha evidenziato come, durante il triennio 2019 e 2022, la percentuale degli studenti che arrivano al diploma di maturità senza però avere le competenze minime e necessarie per entrare nel mondo del lavoro oppure dell’università, sia passata dal 7,5% al 9,7%. Il dato forse più preoccupante riportato dall’indagine è rappresentato dal 23,1%, cioè la percentuale di giovani tra i 15 e i 29 anni che attualmente in Italia non sono inseriti in percorsi di formazione o d’istruzione, in assoluto il peggior record europeo. L’indagine di Save The Children continua fornendo una ulteriore cornice al panorama scolastico italiano: “Le cause delle debolezze del nostro sistema scolastico sono molteplici. Tra i fattori piu? rilevanti, troviamo certamente un livello di spesa pubblica per l’istruzione ancora insufficiente a ridurre i gap territoriali esistenti in termini di offerta scolastica di qualita?, e contrastare quindi efficacemente il fenomeno della poverta? educativa. A questo si aggiunge, molto spesso, l’incapacita? di utilizzare le risorse a disposizione al fine di promuovere la sperimentazione di approcci pedagogici ed organizzativi piu? aperti (agli studenti, le famiglie, la comunita?) e partecipativi, volti a rispondere ai bisogni educativi dei singoli studenti soprattutto coloro i quali si trovano in situazioni di forte disagio socioeconomico. L’offerta educativa extrascolastica e? anch’essa fortemente diseguale sul territorio: attivita? sportive, culturali e ricreative – fondamentali per la crescita – sono in molti casi riservate solo a coloro che hanno la possibilita? di pagare, e in molti quartieri sono del tutto assenti.”

Come evidenzia il report, a partire dal 2019, in Italia è stato possibile osservare una forte crescita della povertà educativa in ambito scolastico facendo posizionare il paese tra le peggiori nazioni europee in molti ambiti, come ad esempio l’abbandono scolastico.

È stato possibile notare come il processo di digitalizzazione, fortemente voluto da “La Buona Scuola”, abbia offerto numerosi fondi per l’acquisto di materiale multimediale e tecnologico, ma non sia stata sufficiente per rispondere ai bisogni ultimi di tanti studenti. L’avvento della pandemia mondiale da Covid-19 con le sue conseguenze sociali e culturali, come ad esempio una profonda instabilità sociale ed economica, ha segnato in modo negativo moltissime vite delle giovani generazioni.

Come riporta Gianna Fregonara, giornalista del Corriere della Sera, in un articolo del 28 maggio 2022 moltissimi studenti durante la Dad hanno manifestato evidenti disagi per quanto riguarda l’utilizzo di questa metodologia didattica. Come viene riportato all’interno dell’articolo tre studenti su quattro hanno sostenuto che la noia era la principale fatica di quel periodo, il 67,9% si è sentito fortemente demotivato, il 58,6% ha percepito una forte componente di ansia e il 57% ha vissuto una grande solitudine. Infine, riporta Gianna Fregonara, il 26,4% degli studenti durante i due anni di pandemia ha preso seriamente in considerazione l’idea di abbandonare il proprio percorso di studi[3]. A fronte di questa complessa situazione è interessante osservare come il rapporto di Save The Children non si sia limitato ad analizzare gli aspetti negativi dell’ambito scolastico ed educativo italiano, ma si soffermi anche ad approfondire i casi virtuosi in cui i precedenti dati sono più contenuti, con caratteristiche di normalità. “Alla ricerca del tempo perduto” ha evidenziato che nelle regioni in cui le scuole avevano la possibilità economica di incrementare la propria offerta formativa con il servizio mensa, la possibilità di ospitare gli studenti anche durante l’orario pomeridiano e infine avere degli spazi adeguati e curati come le palestre, la lotta alla povertà educativa ha avuto risvolti positivi: “Analizzando piu? approfonditamente, infatti, a livello delle province, i dati del Ministero dell’Istruzione relativi ad alcuni aspetti della qualita? ‘strutturale’ della scuola, quali la presenza del tempo pieno o della mensa, e l’adeguatezza delle infrastrutture fisiche, emerge chiaramente una correlazione positiva tra offerta di tempi e servizi educativi e livelli di apprendimento … Nelle province piu? ‘performanti’ in matematica, ad esempio, la percentuale di scuole primarie e secondarie di primo grado che hanno lo spazio mensa e? rispettivamente di 34,6pp e 19,6pp più alta rispetto a quella delle province dove i risultati sono peggiori. Percentuali piu? elevate (di 18,6pp) si registrano anche riguardo agli studenti che beneficiano del tempo pieno nella scuola primaria. Inoltre, la quota di scuole dove e? presente una palestra o un certificato di agibilita? e? rispettivamente maggiore di 25,8pp, e 33pp, nelle 10 province con risultati migliori nelle prove INVALSI in matematica. I divari sono di 28,6 pp e 39,3pp rispetto alla presenza della palestra o di un certificato di agibilita? nelle scuole secondarie di primo grado. Differenze simili si riscontrano considerando le 10 province dove piu? elevati sono i punteggi nelle prove INVALSI in italiano e dove la dispersione ‘implicita’ e? piu? bassa. La relazione positiva tra offerta scolastica di qualità e riduzione delle disuguaglianze sembra ancora piu? importante per i minori svantaggiati. Se guardiamo infatti alle province dove si concentrano maggiormente (con percentuali superiori al 20%), gli studenti che appartengono al quintile socioeconomico piu? basso, si nota chiaramente come l’offerta di tempo pieno a scuola, o di infrastrutture adeguate, sia associata a migliori risultati in termini di apprendimento e dispersione.

All’interno di questo complesso panorama educativo, risulta interessante l’esperienza del progetto Stringhe promosso da Fondazione Mission Bambini e finanziato dall’Impresa Sociale Con i bambini, e che vede la Cooperativa Stripes impegnata in prima fila per quanto riguarda lo svolgimento dei laboratori di coding e robotica educativa. Il progetto ha avuto inizio nel 2019 e ha assunto subito una portata nazionale dal momento che è presente in tre grandi città quali Milano, Napoli e Catania. L’obiettivo del progetto è molto ambizioso: contrastare la povertà educativa e digitale dei bambini della scuola dell’infanzia e della scuola primaria di primo di grado, che vivono in determinati quartieri a rischio come Quarto Oggiaro, Bruzzano, Scampia, Secondigliano e Librino. In che modo il progetto si muove verso la realizzazione di questo obiettivo così importante? Lo fa su diversi fronti, dai laboratori di coding e robotica educativa, ai percorsi di psicomotricità e avviamento allo sport fino ad arrivare alla Formazione con tutti gli insegnanti. Del resto in un contesto sociale in continua mutazione, i docenti sono chiamati ad assolvere un compito di straordinaria importanza, ossia quello di generare quell’innovazione indispensabile al nostro sistema educativo e stimolare la partecipazione di tutta la comunità scolastica. Stringhe prevede, quindi, un’azione rivolta a tutti gli insegnanti delle scuole coinvolte e ha come obiettivo specifico quello di far crescere un professionista consapevole di come gli strumenti tecnologici trasformino le strategie pedagogiche e le rappresentazioni dei contenuti disciplinari, proprio per arrivare a promuovere nei bambini e nelle bambine la costruzione del proprio sapere. Il progetto vorrebbe arrivare a generare una scuola più “contemporanea” basata sulla libertà di imparare e la libertà di insegnare in un’ottica sistemica, che non si limiti più a pensare in termini singoli di docente, alunno, aula, ma che si immagini come una comunità educante che crea ed immagina ambienti, che accolgono persone, che sviluppano intelligenze diverse, che crescono in armonia e che affrontano il futuro in modo consapevole e positivo, Stringhe vorrebbe quindi portare alla visione di una scuola plurale e predisposta all’innovazione. Il percorso formativo proposto agli/alle insegnanti, e svolto in collaborazione con Fondazione Laureus che coordina tutte le attività di psicomotricità e avviamento allo sport a livello nazionale, è volto a fornire un costrutto metodologico di base e una preparazione pratica all’utilizzo di strumenti nuovi digitali e a far sviluppare alle insegnanti due unità didattiche che racchiudano i principi di una metodologia integrata tra sport e digitale. Di seguito gli obiettivi specifici:

  • Dare modo alle insegnanti di comprendere la modalita? con cui proporre la conoscenza di uno strumento. La conoscenza basata sull’esperienza, la scoperta autonoma e la rielaborazione delle competenze apprese, sono infatti la base del lavoro pedagogico svolto con l’utilizzo dei robot.
  • Generare conoscenza sulle metodologie di apprendimento attivo, basate sull’esperienza e la libera conoscenza da parte degli alunni
  • Dimostrare come attivita? basate sull’apprendimento attivo e la cooperazione tra pari generino apprendimenti significativi
  • Mostrare la potenza generativa dello storytelling come motore per la creativita?, l’apprendimento, l’autoformazione e la collaborazione
  • Fornire la possibilita? di conoscere diversi strumenti tecnologici non dimenticandosi mai che l’obiettivo non e? quello di essere dei tecnici ma di fare un lavoro che abbia una salda base pedagogica
  • Creare attivita? che prevedano lo sviluppo del pensiero computazionale e quindi attivita? che stimolino il problem solving, il pensiero creativo, la metacognizione, il pensiero algoritmico e la collaborazione tra pari.

Questo progetto ha messo così in luce una scuola che si apre al nuovo e che decide di mettersi in gioco per permettere ai propri studenti di allenare nuove abilita? e competenze. Competenze non solo tecnologiche ma anche e soprattutto relazionali e di apprendimento significativo. In particolare i docenti potranno orientare e guidare i bambini e le bambine a scoprire il mondo che li circonda, a conoscere meglio se stessi, a scegliere con consapevolezza e coscienza la propria strada individuando le proprie attitudini, inclinazioni e competenze.

Oltre alla formazione con gli insegnanti, ricoprono una grande importanza i percorsi laboratoriali di Robotica educativa e coding svolti nelle classi con i bambini. Vengono usati diversi strumenti innovativi, tra cui Thymio, programmabile attraverso un linguaggio di programmazione visuale, e Ozobot, un robot che si programma anche grazie all’utilizzo dei colori. All’interno dei laboratori della scuola primaria, a partire dalle classi terze, viene utilizzato anche il computer sia per insegnare le competenze informatiche di base sia per insegnare alcuni linguaggi di programmazione informatica grazie ai software Scratch e Thymio VPL. Un elemento interessante del progetto è che i laboratori di coding e di robotica educativa sono gestiti da educatori professionali formati e specializzati nell’ambito digitale, i quali possono offrire ai bambini delle competenze digitali mantenendo al tempo stesso la loro vocazione educativa. Un altro aspetto interessante del progetto Stringhe è la possibilità di incontrare i bambini al di fuori dell’orario scolastico grazie ai progetti di “Scuola aperta” e delle “Smartgym”. Queste esperienze permettono di incontrare dei bambini segnalati dalla scuola in quanto particolarmente bisognosi e particolarmente esposti a fattori di rischio personale e sociale. I laboratori si svolgono nelle scuole al di fuori dell’orario scolastico, oppure in alcuni Centri di Aggregazione Giovanile sempre in orario pomeridiano. L’esperienza dei primi due anni di progetto ha permesso di comprendere come i bambini, nonostante la stanchezza di una normale giornata scolastica, rimangano colpiti, incuriositi e affascinati dagli strumenti della robotica educativa e del coding, rimanendone profondamente contenti. Questa metodologia, e gli strumenti tecnologici utilizzati, vengono accompagnati al tempo stesso da una grande passione educativa da parte degli educatori che oltre a gestire le classi, hanno il compito di confrontarsi e co-progettare sia con gli insegnanti che con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, che monitora l’andamento generale del Progetto Stringhe e coordina la creazione di una Metodologia Integrata tra discipline digitale e sportive. Come è stato sottolineato precedentemente questo progetto si inserisce sia all’interno del processo di digitalizzazione che ha coinvolto l’Italia negli ultimi anni, con l’utilizzo di numerosi robot e di linguaggi di programmazione informatica, sia andando ad operare in orario scolastico che nell’ambito del tempio pieno, condizioni che Save The Children segnalava come fattori positivi contro la dispersione e l’abbandono scolastico. Andando a concludere è sorprendente notare come Stringhe stia entrando nel suo secondo anno di progetto, su un totale di quattro, ma sia già stato in grado di fornire un contributo significativo, dal punto di vista educativo e digitale, a numerosi bambini che quotidianamente vivono in numerose condizioni di fragilità.

ANGELO FELICIANO BIANCHIN
Educatore esperto in robotica educativa e tecnologie digitali in educazione di Stripes Digitus Lab che lavora all’interno del Progetto Stringhe


SARA DI BRUNO
Project Manager per Stripes del progetto Stringhe e Formatrice esperta in robotica educativa e tecnologie digitali in educazione

 

PAROLE CHIAVE
Digitalizzazione, scuola, coding, robotica educativa, psicomotricità

 

[1] https://www.miur.gov.it/scuola-digitale.

[2] ibidem

[3]https://www.corriere.it/scuola/secondaria/22_maggio_28/covid-scuola-studente-quattro-dad-ha-pensato-mollare-2b4d137e-deba-11ec-aa4f-a6eb11d53611.shtml?refresh_ce.