Sesta Giornata Internazionale dell’Educazione
Di Paola Navotti
Oggi più che mai, la sesta Giornata Internazionale dell’Educazione non è una data qualsiasi. Che tanta umanità abbia bisogno di crescere, infatti, è evidente per tutti. E seve poco per dimostrarlo…: dopo l’attacco terroristico di Hamas il 7 ottobre 2023, l’Anti-Defamation League ha registrato, rispetto all’anno precedente, un aumento del 337% degli incidenti antisemiti negli Stati Uniti; del 320% in Germania; del 961% in Brasile. Nei giorni immediatamente prima e dopo l’attacco, l’Institute for Strategic Dialogue (ISD) ha rilevato che il volume dei discorsi anti-musulmani su YouTube è aumentato di 43 volte. Appunto, abbiamo ancora bisogno di crescere, di essere educati, di diventare più grandi.
Dedicata alla lotta contro l’incitamento all’odio, quest’anno la Giornata Internazionale dell’Educazione richiama potentemente ciò che abbiamo di più caro: il dono della vita. Anche se quanto sta accadendo nel mondo fa pensare al contrario, la parola vita dovrebbe essere scritta con la maiuscola per il valore infinito che ha. Un valore infinito che si radica nel finito dei nostri corpi e che ci sorprende ogni volta che ce ne rendiamo conto. Prendersi cura di questo infinito è ciò che la Vita ci chiede. Prendersi cura, accompagnare, sostenere, consolare, incitare, valorizzare, fraternamente anche correggere quando serve: tutti questi verbi descrivono l’azione dell’educare. Un’azione che dà gioia, come quella che si prova quando ci si accorge del germoglio nato dalla piantina che ci sembrava spacciata e così si ripensa a come l’abbiamo innaffiata, o travasata, per far sì di trattenere ciò che l’ha fatta fiorire. Ecco, tutti coloro che dedicano la vita a “tirar grandi” gli altri, sono come dei pazienti giardinieri che, anche in caso di tempesta, non abbandonano la terra seminata. La tempesta non è da poco in questo periodo: come se non bastassero i dati sopra citati, l’Onu riporta che circa 244 milioni di bambini e adolescenti nel mondo non vanno a scuola; 617 milioni non sanno leggere e fare matematica di base; meno del 40% delle ragazze nell’Africa sub-sahariana termina la scuola secondaria di primo grado; e circa 4 milioni di bambini e giovani rifugiati non ricevono un’istruzione. Eppure, sotto questo cielo plumbeo, chi educa non si ritira per paura dei fulmini. Perchè? Per la certezza che qualsiasi seme può diventare una grande pianta ed è da sciocchi perdersi un simile spettacolo.
«Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto», scriveva Mark Twain. Ecco, proprio così è stato fatto anche dalla rivista Pedagogika che, anche se ventottenne, sente ancora la baldanza dei ragazzini…