Il teatro: lingua comune che parla di pace

Di Rebecca Conti

Il teatro nasce come forma di espressione migliaia di anni fa e si evolve nei diversi millenni insieme allo sviluppo delle diverse civiltà. Note a tutti sono le meravigliose opere teatrali delle commedie e tragedie greche e i famosi spettacoli dell’età imperiale romana. Durante il rinascimento e nell’epoca moderna sono moltissimi gli autori, drammaturghi e poeti che con stili diversi parlano e scrivono di teatro in tutto il mondo. Anche nell’epoca contemporanea le cose non sembrano essere diverse, e ancora il teatro risulta essere un linguaggio capace di toccare la sensibilità e il cuore di tutti. A chi non è mai capitato di emozionarsi davanti ad un dramma shakespiriano? O di sentire quella “sensazione catartica” di cui parlava Aristotele nel mezzo di una tragedia greca? Il teatro continua a stupirci e a chiamarci a gran voce sui suoi spalti mentre noi da spettatori vediamo sul palco una parte di noi. Improvvisamente, davanti alle parole ogni parola diviene superflua, e ogni significato diventa familiare.

Nella giornata mondiale del teatro, sembra quindi doveroso omaggiare una delle forme espressive più pure e potenti alla quale l’uomo dopo tanti secoli, non riesce a fare a meno.

Ma dove nasce formalmente la giornata dedicata al teatro? La giornata mondiale del teatro è stata istituita a Vienna nel 1961 durante il IX Congresso mondiale dell’Istituto Internazionale del Teatro. Tale proposta è nata dall’idea di Arvi Kivimaa, noto sceneggiatore finlandese. A partire dal 27 marzo 1962, la Giornata Mondiale del Teatro è celebrata annualmente dai Centri Nazionali dell’I.T.I (International Theatre Institute) in circa cento paesi nel mondo.L’Istituto Internazionale del Teatro, fondato nel 1948 dall’UNESCO e da eminenti personalità del mondo teatrale, rappresenta l’organizzazione non governativa più significativa nel settore delle arti performative. Il suo scopo principale è promuovere gli scambi internazionali nel campo delle Arti della Scena, favorire la creazione artistica e ampliare la cooperazione tra gli operatori teatrali. Inoltre, mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dell’arte nell’educazione e nello sviluppo sociale, nonché a promuovere la comprensione reciproca e la pace attraverso il teatro, conformemente agli obiettivi stabiliti dall’UNESCO.

Tutti gli anni, il 27 marzo, una personalità di spicco nel mondo artistico è chiamata a condividere le proprie riflessioni sul tema del Teatro e della pace tra i popoli. Quest’anno il messaggio internazionale è stato scritto da Jon Fosse, scrittore e drammaturgo norvegese vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 2023. L’autore ci emoziona con il discorso “L’arte è Pace” sottolineando il valore fondativo che il teatro ha nei confronti dei cittadini del mondo: unire e mai dividere. Fosse parla di un teatro ancora capace di emozionarci e di creare connessioni laddove esiste diversità. In questo senso ogni forma d’arte parla di noi stessi e dell’altro da sé contemporaneamente e permette a ogni uomo di riconoscersi in un sentire unico e universale. L’arte dunque unisce le persone e crea comunità nelle quali la pace prevale sulla guerra. Dove il diverso passa da essere “minaccia alla propria esistenza”ad “affascinante mistero”. Dove l’io, davanti alla magia di un palco, diventa un noi.

“La guerra è la battaglia contro ciò che risiede nel profondo di ognuno di noi: qualcosa di unico. Ed è anche una battaglia contro l’arte, contro ciò che risiede nel profondo di ogni arte. Ho parlato qui dell’arte in generale, non del teatro o della drammaturgia in particolare, perché, come ho detto, tutta la buona arte, in fondo, si basa sulla stessa cosa: prendere l’assolutamente unico, l’assolutamente specifico, per renderlo universale”. Jon Fosse, “L’arte è pace”.