Biobab: l’asilo nido di chi rinasce
Di PAOLA NAVOTTI
Figli di detenute o di madri “libere”, guai a chi discrimina i bambini per i loro natali! Benché si sia tutti d’accordo, nella realtà essere “figli di” ha il suo peso, implica cioè delle conseguenze che sembrano inerziali, immodificabili nel loro andamento. Non è forse per questa “inerzia” che i figli di genitori “per bene” tendono ad essere separati dai figli di genitori “non per bene”? E non è forse per la stessa inerzia che i primi temono una certa contaminazione con i secondi? Alle porte di Milano esiste un luogo in cui tale contaminazione non solo non è temuta, ma è addirittura desiderata. Si tratta dell’asilo nido Biobab all’interno del carcere di Bollate, dove da un decennio crescono insieme – dai 5 mesi ai 3 anni – figli di detenute, di agenti carcerari e di famiglie del territorio. Il nome Biobab vuole evocare l’immagine di un albero rigoglioso, che non sarebbe tale se qualcuno non ne avesse curato non appena il seme, ma anche la zolla di terra che lo accoglie. Siamo di fronte ad uno strano ecosistema in cui educazione, ecologia e integrazione vanno naturalmente a braccetto: così nel Biobab la plastica è bandita e il legno domina su tutto, con molti arredi realizzati nella falegnameria del carcere; fuori, così che la terra sia toccabile davvero dai bambini, un ampio spazio verde – peraltro curato dai detenuti – è attrezzato ad orto botanico.
Tutto è cominciato nel 2013, quando la Cooperativa Stripes si aggiudicò la gestione di un asilo nido che il carcere aveva inizialmente previsto solo per i figli dei dipendenti. Nell’anno scolastico 2014/2015 non fu raggiunto il numero minimo di iscritti, ma anziché scoraggiarsi, la direzione del carcere di Bollate e Stripes osarono paradossalmente di più e decisero di aprire il servizio anche alle famiglie del territorio. Nel 2015 gli iscritti al nido furono 5, figli di genitori residenti in zona. Nel 2016 erano già 15 e comprendevano anche i figli degli agenti e dei dipendenti del carcere. Dal 2017 Biobab ospita anche i figli di alcune detenute. Oggi c’è addirittura una lista d’attesa. Come se non bastasse, all’asilo nido si è aggiunto anche il Centro Biobab, che in passato ha proposto alle famiglie servizi di campus estivi, laboratori ed eventi anche formativi.
Ora, a noi tutti, cosa dice questa storia? Valeria Caenazzo, responsabile dell’area 0-6 di Stripes, sintetizza tutto attorno ad una parola: «Ri-nascere è il desiderio che unisce tutti coloro che, da poco o da tanto, sono venuti al mondo». Ognuno di noi, in effetti, a prescindere dall’età o dalla provenienza, è naturalmente incline a riconoscere ciò che è bene e, su tale bene, a ri-nascere: a germogliare finalmente, o a rifiorire.