I giovani stanno in disparte… e noi?
Nell’indagine (pubblicata il 10 febbraio 2025) che l’“Istituto demoscopico Noto Selvaggi” ha realizzato per Il Sole 24 Ore[1], emerge un mondo giovanile preoccupato e preoccupante. Per lo più disaffezionato alla politica, distante dai temi sociali e scoraggiato di fronte alla vita.
Tra i 16 e i 24 anni, gli intervistati sono stati 1000 (sia studenti, sia lavoratori alla prima esperienza professionale, sia Neet). Il 93% ha dichiarato di non essere impegnato in politica e il 52% che non andrebbe a votare, se domani ce ne fosse l’occasione. L’80% ha negato anche un proprio impegno nel volontariato. Pensando ai fattori di maggiore influenza sul proprio futuro, il 49% ha indicato la crisi economica e il 47% il lavoro, senza menzionare i temi che stanno al centro della politica odierna, come l’immigrazione, la sicurezza, o le guerre. 1 giovane su 5, infatti, ha affermato di sentirsi tagliato fuori dalla società: il 55% di essere disinteressato alla vita sociale. Il 54%, invece, ha espresso un interesse per la dimensione familiare.
Ancora: il 70% degli intervistati si crede depresso, o ammette di aver passato un recente periodo di depressione. Eppure, il 42% ritiene di non aver bisogno di un supporto psicologico e il 40% confessa di non essersi rivolto a uno psicologo, pur avendone sentito la necessità. Il 15% si sente isolato quotidianamente e il 45% a fasi alterne. Tale isolamento risulta trascorso sui social (17%), guardando la tv (25%), ascoltando musica (23%), giocando alla playstation (20%). La fonte di informazione più importante non sembra essere il mondo dei social (32%), ma la tv, i giornali online e la carta stampata (59%).
Cosa dicono a noi adulti tutti questi dati? Evidentemente non ce ne possiamo ritenere estranei.
Quale esempio stiamo dando ai giovani? Ci esponiamo, o ci schieriamo, se occorre? Ci interessiamo alla politica? Andiamo sempre a votare? Ci impegniamo nel volontariato? Come passiamo il tempo libero? È chiaro che i ragazzi guardano noi adulti e, inevitabilmente, ci rispecchiano. È chiaro cioè che non possiamo addossar loro la colpa del malessere che li affligge.
Se i giovani ci vedono rintanati nel nostro salotto di casa, facilmente lo saranno anche loro. Ma se ci vedessero più mobilitati, più socialmente impegnati, più politicamente indaffarati, meno spaventati di fronte ai sacrifici o alle eventuali disapprovazioni: ecco, quando ci vedono così, qualcosa in loro cambia e diventa più facile “dare del tu” – cioè sentirsi vicini – a tutto, anche alla politica.
Innanzitutto noi, allora, come possiamo “svecchiarci”…? Non ci tocca un’impresa titanica, ma semplicemente una decisione da prendere: di treni su cui salire (corpi intermedi, associazioni, realtà cooperative, enti solidali, istituti sociali, centri culturali, esperienze editoriali, comunità religiose, etc. etc.), ce ne sono molti. E c’è posto anche per i nostri ragazzi.
[1] https://www.ilsole24ore.com/art/giovani-fuga-malessere-e-l-isolamento-che-li-allontanano-societa-e-politica-AGZCFXjC