ll tirocinio deve essere un’esperienza formativa per uno studente affinchè possa avere la possibilità di conoscere direttamente il mondo del lavoro con lo scopo “di realizzare momenti di alternanza fra studio e lavoro nell’ambito dei processi formativi e di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro“.
Per noi è un aspetto davvero importante del nostro lavoro e siamo sempre molto contenti di poter condividere le esperienze positive dei nostri tirocinanti. Di seguito troverete un articolo scritto direttamente da Valentina, tirocinante dello Stripes Digitus Lab ed ora collaboratrice in uno dei nostri progetti attivi in Puglia.
QUANDO IL TIROCINIO TI APRE A NUOVE PROSPETTIVE
“Una laurea in Scienze dell’educazione, buone opportunità lavorative e ora ti metti dietro un computer? Ma a te non piacevano i bambini?”
Questa è solo una delle tante affermazioni che la gente che mi conosce mi fa riguardo alla mia scelta di specializzazione universitaria. Infatti, sono ormai alla fine di un percorso di laurea magistrale in Media Education.
Quello che gli altri non sanno però è di cosa si stia effettivamente parlando. Fare Media Education non significa essere dell’idea che un maestro, un educatore debba essere sostituito da una macchina. La relazione educativa che si instaura in contesti formali e non, non può e non deve assolutamente passare in secondo piano.
Media Education in che senso?
Partiamo da un primo chiarimento concettuale, distinguendo tre diversi termini che spesso ed erroneamente si rifanno al termine di Media Education.
- MEDIA EDUCATION: forma classica che fa riferimento al lavoro didattico ed educativo sui media all’interno del curricolo. Parlare di ME significa parlare dei media come disciplina, come attenzione curricolare, qualcosa che necessita di ritagliarsi il proprio spazio all’interno della programmazione scolastica.
- MEDIA LITERACY: alfabetismo o competenze mediali che non necessariamente sono da svilupparsi a scuola. Oggi questo tema è una dimensione fondamentale del nostro essere cittadini della società dell’informazione a qualsiasi età. Quando si parla di ML si fa riferimento all’attenzione media educativa al di fuori dei contesti scolastici formali.
- MEDIA AWARENESS: da tradurre con consapevolezza mediale, fa riferimento a quella life skill, a quella competenza esistenziale che consiste nel saper leggere in maniera critica e intelligente i messaggi e nel saperli produrre in maniera responsabile. Quando si parla di Media Education si fa riferimento a tutti quei processi didattici
Quindi, quando facciamo riferimento alla Media Education parliamo di tutti quei costrutti che hanno come obiettivo:
- la comprensione del sistema mediale e dei suoi messaggi;
- la fruizione consapevole e corretta degli strumenti comunicativi;
- la produzione e diffusione di messaggi originali nei diversi formati mediali.
Il DigitusLab come motore di innovazione
La scelta del tirocinio universitario è frutto di un lungo lavoro di riflessione sul proprio percorso di studi ma soprattutto sulle pratiche che si vogliono far proprie in un futuro contesto lavorativo. Nasce da un’autoconsapevolezza delle proprie capacità, in un intreccio di fiducia nel nuovo percorso e nelle proprie potenzialità con l’incertezza e la paura di non essere all’altezza.
È da questa autoanalisi che è partita la mia breve ma intensa esperienza presso il DigitusLab. Luogo in cui educazione e tecnologie digitali si incontrano per dare vita a qualcosa di meraviglioso.
La costante supervisione della mia tutor e l’affiancamento di tutto un team di figure professionali che mi hanno seguita passo passo mi ha permesso di inoltrarmi in un mondo a me finora sconosciuto. L’osservazione sul campo mi ha insegnato a capire il linguaggio misterioso dei robot. Poter toccare con mano e sperimentare le diverse funzionalità di ogni robot è stato il modo più efficace per comprendere quanto importante possano essere nel campo dell’educazione.
Cosa c’è di educativo nella robotica?
È questa la vera domanda che in molti, anche nel campo della formazione, si pongono e che, io per prima, ho rivolto alla mia tutor.
Ma, come ho avuto modo di sperimentare, l’uso di robot in contesti educativi non è altro che un primo approccio al coding. La conoscenza del robot infatti è soltanto il mezzo e non il fine della robotica educativa. Lo scopo nella didattica è quello di aiutare i bambini e i ragazzi a trovare un nuovo e stimolante metodo di apprendimento multidisciplinare.
La predisposizione all’esplorazione, alla sperimentazione e alla scoperta sono caratteristiche fondamentali che muovono i bambini. Proprio da questo si parte per avviarli al pensiero computazionale, ovvero quel processo logico mentale che risolve i problemi, seguendo metodi e ricorrendo a strumenti specifici.
Elementi caratterizzanti l’apprendimento e l’insegnamento con la robotica educativa sono:
- apprendere per scoperta;
- esplorare il problem solving;
- riconoscere il ruolo positivo dell’errore.
La modalità di insegnamento tradizionale viene dunque sostituita dall’apprendimento per scoperta. I percorsi di robotica, infatti, si pongono come un continuo stimolo a risolvere problemi con l’aiuto del docente che ha il ruolo di coordinamento e guida. Anche l’errore può essere usato come stimolo per nuove idee e modi creativi di risoluzione di problemi.
L’uso della robotica è funzionale peraltro all’apprendimento di nuove lingue.
L’aspetto su cui vorrei far leva però è lo sviluppo di competenze relazionali ed emotive, trasversali al curricolo, che l’utilizzo dei robot e delle nuove tecnologie consente grazie al lavoro di gruppo, alle attività di peer education e alla collaborazione tra bambini e ragazzi. Questo ritengo che sia il grande potenziale della robotica, l’elemento distintivo che dà valore aggiunto a strumenti che altrimenti sarebbero semplici “macchine”.
Valentina Piccoli
Tirocinante Università Cattolica di Milano, specializzanda in Media Education