Personagge Personaggi: Carl Rogers

di Giuseppe Fichera

 

Un Rivoluzionario silenzioso: la pedagogia di Carl Rogers

Chiunque Lavori nel campo delle relazioni umane e cerchi di capirne le leggi fondamentali è impegnato nella impresa più cruciale del mondo di oggi. Se cerchiamo, in piena coscienza, di comprendere i compiti che, come dirigenti, insegnanti, assistenti sociali, pedagogisti, psicoterapeuti dobbiamo svolgere, lavoriamo al problema che determinerà il futuro di questo pianeta” (Rogers C, 1970)

Carl Rogers (1902 – 1987) Psicologo statunitense, si è occupato a lungo del recupero di giovani disadattati e con comportamenti delinquenziali. Dopo un anno di internato presso l’Institute for Child Guidance di New York, viene assunto al Child Study Department di Rochester. Rogers pubblica nel 1939 The Clinical Treatment of the Problem Child. Nel 1947 viene eletto presidente dell’American Psychological Association (APA) e nel 1956 presi- dente di The American Academy of Psychotherapists (AAP). Nel 1951 pubblicò “. La Terapia Centrata sul Cliente”, sintesi del suo pensiero. Egli intese superare sia il pessimismo antropologico di Freud sia il determinismo comportamentale della scuola behaviouristica.

Il suo approccio confluirà in quella che è stata chiamata la “Terza Forza” della scienza psicologica. Tutte le terapie cosiddette umanistiche condividono «una visione antimeccanicistica e anti- riduzionistica che considera la donna e l’uomo in quanto “soggetti” cioè agenti di scelta liberi e responsabili». Il cui obiettivo è facilitare l’emergere delle “risorse specifiche dell’individuo”.

Secondo Rogers lo sviluppo della personalità è autorealizzazione. Perché ciò avvenga Rogers sostiene che l’insegnante, l’educatore, il terapeuta debba essere fondamentalmente un “facilitatore”, che accetta pienamente il cliente, (il discente, lo studente, il paziente), ed instaura con lui un rapporto empatico che permette alla persona di lasciar fluire emozioni e stati d’animo.

Secondo la Pedagogia non direttiva di Rogers, è necessario un cambia- mento nel ruolo di chi insegna, che deve in prima istanza cambiare in modo radicale il proprio approccio della didattica. Alla base del pensiero di Rogers vi è l’idea che nulla “può essere insegnato” ma solo autonomamente appreso. Per- tanto, il ruolo dell’insegnante è quello di essere un implementatore delle risorse autonome del fanciullo, che spingono all’autoapprendimento. Sostanzialmente, l’insegnante, “il facilitatore”, è una figura che non impone la “conoscenza”, non svolge delle semplici lezioni salendo in cattedra, cioè mettendo una distanza fra chi sa e chi deve imparare. Se è vero che anche l’apprendimento e il percorso educativo comportano ansie e frustrazioni, allora occorre creare contesti funzionali, attraverso quelle che egli definisce condizioni facilitanti: “autenticità”; “considerazione positiva dello studente”; “empatia” -.Rogers definisce Significative Learning, questo tipo di apprendimento che ha le seguenti peculiarità: implica la partecipazione completa della personalità; è auto motivato; ha un’incidenza sostanziale; ha come elemento di interesse la significatività

Rogers propone una didattica che implichi una presentazione dell’argo- mento didattico da parte del docente, correlata ad una presentazione dei materiali e delle proposte di possibili tecniche di studio. Gli allievi svolgeranno poi in modo autonomo, e secondo propri obiettivi personali, le loro ricerche; al lavoro seguirà una sorta di autovalutazione del lavoro compiuto. Questo non toglie che l’insegnante possa essere consultato e che esso fornisca il proprio aiuto, rendendo il raggiungimento dell’obiettivo più “facile”.

L’insegnante non da una da un “voto” dei compiti svolti , ma se gli viene richiesto può esprimere una propria opinione personale, sottolineando la soggettività del parere espresso. (Rogers non escludendo per altro la possibilità di forme di valutazione del lavoro svolto come esami)

Un approccio centrato sulla persona è basato sulla premessa che l’essere umano sia un organismo fondamentalmente degno di fiducia, capace di valutare la situazione interna ed esterna, di comprendere sé stesso nei propri con- tenuti, di fare scelte essenziali riguardo ai successivi passi nella vita e di agire in base a queste scelte». La fiducia è la convinzione personale della correttezza di qualcosa (o qualcuno)… La relazione di fiducia risulta sempre reciproca. È un sentimento di sicurezza che deriva dal confidare in qualcuno o in qualcosa.”

 

Il principio della non-direttività espresso da Rogers implica prima di tutto una revisione dei rapporti tra docente e discente, una relazione improntata alla crescita reciproca, dove gli apprendimenti significativi sono anzitutto sul piano della personalità di ciascuno. Seppure la relazione debba essere pienamente personalizzata ciò avviene all’interno di una complessa dinamica di gruppo, dove la circola- zione democratica della comunicazione costituisce un altro elemento di differenza rispetto alla normale pratica scolastica.

Secondo Rogers l’insegnante facilitatore ha il compito di:

  • stabilire il clima iniziale in cui dovrà maturare l’esperienza di gruppo o di classe;
  • adoperarsi per chiarire i propositi dell’individuo della classe e più in generale del gruppo;
  • facilitare e rendere fruibili per il più gran numero possibile di persone i mezzi per apprendere organizzando e adattandoli;
  • fare affidamento sul desiderio di ogni alunno di cercare e persegui- re gli obiettivi che “per lui” hanno significato, poiché è quest’ultima la forza motivazionale che spinge all’apprendimento.
  • considerare se stesso come uno strumento a disposizione del gruppo;
  • accettare sia il contenuto intellettuale che quello emozionale espresso dall’individuo e dal gruppo classe, rispettando l’importanza che l’uno o l’altro hanno per il gruppo e il
  • una volta creato in classe un clima di accettazione, il facilitatore può fare di sé stesso un discente partecipe, un membro del gruppo, che esprime le proprie opinioni come alla pari con qualsiasi altro individuo;
  • il facilitatore manifesterà inoltre i suoi sentimenti e si suoi pensieri con la classe, senza pretendere ne imporre, ma semplicemente con una partecipazione personale;
  • nel percorso di apprendimento il facilitatore dovrà sempre riconoscere ed accettare i propri limiti e il proprio modo di essere

 

Rogers scrive nel’73: “La scuola si trova oggi a dover fronteggiare sfide incredibili, senza confronto con quelle sostenute nella sua lunga storia passata. Secondo me, l’esito di questa prova avrà un peso decisivo nel far si che l’umanità vada avanti oppure distrugga sé stessa”. (Rogers C. Libertà di apprendimento, Giunti, 1973).

Curiosità

L’impegno per l’incontro fra i popoli e la risoluzione dei conflitti internazionali:

Parlare dell’attualità di Rogers significa ricordare l’influenza determinante che il suo pensiero ha avuto non solo nell’ambito delle scienze umane; la sua opera ha influito anche nell’ambito dell’incontro fra culture diverse anche per Parlare dell’attualità di Rogers significa ricordare l’influenza determinante che il suo pensiero ha avuto non solo nell’ambito delle scienze umane; la sua opera ha influito anche nell’ambito dell’incontro fra culture diverse anche per

il suo impegno personale per la soluzione di conflitti internazionali. Importante la sua azione nella mediazione attraverso i sui “gruppi di incontro” tra le parti in conflitto (a Belfast 1972 fra Protestanti e Cattolici; in Palestina fra Israrliani e Palestinesi; in Costa Rica; nella mediazione Camp David, con la fine del conflitto fra egiziani e israeliani, 1972; in sud Africa in pieno Apartheid nel cuore del terribile conflitto etnico, 1982). Particolarmente rilevante il lavoro svolto al Carl Rogers Peace Project all’interno del quale si svolsero seminari di grande importanza per politiche per la pace. Proprio per il suo impegno nella risoluzione dei conflitti internazionali, al suo impegno concreto, ricevette la nomination per il Premio Nobel per la Pace nel 1984. Ed è per l’estrema coerenza fra il suo lavoro di ricerca, le sue scoperte, suoi scritti la sua azione pratica di impegno in prima persona, fu definito “Un rivoluzionario Silenzioso” (Rogers, Russel, 2012)