Il pasto è un momento di cura fondamentale per i bambini ed è caratterizzato da importanti aspetti educativi.
In questo approfondimento vogliamo affrontare il tema del pasto in maniera semplice dal punto di vista educativo. L’atto del mangiare è il risultato di numerosi fattori di natura affettiva e relazionale che rivestono una grande importanza nell’approccio dei bambini con il cibo.
Ad ogni età si mangia in modo diverso: cambia il modo di rapportarsi al cibo, cambiano i gusti e cambia anche il significato che il cibo riveste per noi.
0-6/7 MESI: VIVA IL LATTE!
L’allattamento nei primi mesi di vita di un bambino parla della relazione che ha con la madre, sia che il bambino venga allattato al seno, sia che si ricorra al biberon. Parla del benessere che avverte il bambino in quel momento. È tra le braccia della mamma o, se allattato col biberon, anche del papà, ne sente il profumo e il battito del cuore. Mangia e cresce.
L’allattamento è uno dei momenti più importanti per la costruzione del legame tra la mamma ed il bambino poiché lo aiuta a rivivere l’esperienza prenatale, e nello stesso tempo, lo sostiene nella sua autonomia che si esplicita in questo momento nel fatto di saper succhiare da solo e di far sapere quando ha fame attraverso il pianto. È quindi importante che il momento dell’allattamento sia vissuto in modo sereno da parte della mamma, la quale può essere sostenuta da professionisti competenti in caso di difficoltà. I genitori, dopo i primi tempi, comprendono meglio i diversi tipi di pianto del loro bambino e questo dovrebbe permettere loro di non offrire il cibo come risposta ad altri tipi di bisogni… l’allattamento non deve essere una consolazione per qualsiasi motivo come coliche, noia, fastidi di varia natura o altro.
6/7 MESI: LE PRIME PAPPE
L’introduzione delle prime pappe rappresenta una fondamentale tappa di crescita per il bambino…tra le altre cose può stare seduto nel seggiolone e guardare in viso chi gli offre del cibo. Questo passaggio non è banale: il bambino deve essere comodo e dobbiamo valutare la sua effettiva competenza nello stare seduto. Il passaggio dall’allattamento al seggiolone modifica il clima relazionale tra l’adulto e il bambino, ma non per questo non deve essere altrettanto positivo. Il bambino vede oltre al suo interlocutore anche la pappa… la vuole toccare e prova a metterla in bocca. Il passaggio ad un cibo più consistente rappresenta per il bambino una grande novità e inizialmente può non essere di suo gusto. Per questo è bene che l’adulto dimostri al bambino la fiducia nel fatto che possa farcela ad assaggiare il nuovo cibo, accettando eventualmente i primi rifiuti e continuando in serenità a proporre la pappa. Il latte durante lo svezzamento non è “proibito”: meglio non proporglielo sempre come alternativa immediata nel caso non mangiasse, ma dopo un po’ glielo si può offrire. I passaggi graduali sono sempre i più consigliati. Il passaggio alle prime pappe rappresenta un momento delicato anche per l’adulto: è possibile che ci si imbatta per la prima volta nel sentimento dell’ansia legato al cibo, o riviverlo nel caso ci si sia già passati. I genitori hanno spesso paura che il bimbo non mangi abbastanza, o che si soffochi…inoltre, per la mamma che ha amato molto l’allattamento, può rappresentare anche un distacco faticoso. L’adulto deve ricordare che il passaggio dal latte al cibo solido significa riconoscere che il bambino sta crescendo e nella sua crescita va sostenuto, dunque bisogna credere in lui e, se non mangia la prima volta o mostra poco appetito è bene non disperarsi ed essere fiduciosi sul fatto che mangerà successivamente.
9-10 MESI: VOGLIO FARE DA SOLO
Generalmente a questa età il bambino inizia a dimostrare interesse non solo per il cibo nel piatto ma anche per il cucchiaio con cui lo si imbocca e può accadere che non voglia essere imboccato ma desideri provare a fare da solo. Anche se non ha ancora conquistato completamente questa autonomia il bambino va naturalmente sostenuto. Una strategia può essere quella di offrirgli un piatto con una porzione di cibo e un cucchiaino e avere noi contemporaneamente un piatto da cui proporgli cibo con un altro cucchiaino, accompagnando con parole incoraggianti i suoi tentativi. Se si è soltanto presi dalla preoccupazione di nutrirlo tralasciamo di trasmettergli la gioia che il rapporto con il cibo può regalargli. Per agevolare la conquista delle abilità di coordinazione necessarie a portare il cucchiaio alla bocca, nei momenti di gioco gli si possono dare cucchiai e ciotole per familiarizzare con questi oggetti ed “esercitarsi”. Quando facciamo assaggiare al bambino nuovi sapori non dobbiamo dimenticare che capisce benissimo se l’alimento a lui proposto è gradito o meno anche all’adulto, dunque nessuno stupore se a casa per esempio non vogliono il pesce che a voi non piace…i gusti vanno rispettati.
12-18 MESI: MI SENTO GIA’ GRANDE
Generalmente questa è l’età in cui passare da un piatto unico ad un pasto in cui i cibi vanno presentati separatamente. Questo permette al bambino di vederli in modo chiaro e inizia a imparare a riconoscerli.
Può decidere cosa portare alla bocca e prendendo il cibo con le mani ne studia le diverse consistenze.
Questa proposta dovrà essere graduale perché ogni genere di scoperta rappresenta per il bambino piccolo una grande novità. Non c’è quindi da meravigliarsi se sputa il cibo proposto o se lo tiene in bocca a lungo…ne sta solo studiando la forma, il sapore e la consistenza. Inoltre è importante che il bambino arrivi a tavola con un senso di fame, per questo avere ritmi regolari dei pasti ai bambini facilita il desiderio di mangiare al momento giusto, cioè quando ci si siede a tavola. È anche normale che un bambino fino anche ai 2 anni manipoli il cibo o giochi con l’acqua a tavola ma è altrettanto importante che gli adulti gli spieghino che a tavola si mangia e che in altri momenti verrà data la possibilità di fare giochi per esempio con la pasta cruda, la farina o l’acqua. Il bambino va incoraggiato a mangiare da solo anche con le mani e gli va ritirato il piatto quando il cibo viene utilizzato a chiaro scopo di gioco. Se il bambino rovescia insistentemente il piatto o gioca con il cibo molto probabilmente ci sta dicendo che non ha più fame o che il cibo non è di suo gradimento e quindi è consigliabile passare alla pietanza successiva o terminare il pasto.
18-24 MESI: TUTTI INSIEME APPASSIONATAMENTE!
Generalmente a questa età il bambino è in grado di mangiare insieme a mamma e papà: per lui è molto gratificante il fatto di condividere questo momento con i genitori. Inoltre mangiare le stesse cose dei propri genitori rende il pasto un momento davvero di condivisione. Se non dovesse piacergli un alimento proposto troverà un’alternativa negli altri preparati per il per il pasto di quel giorno…crescendo è normale che discrimini maggiormente i sapori e che faccia scelte autonome.
E’ bene proporre alimenti diversi tra loro in modo da permettergli un’esperienza completa senza troppe insistenze da parte dei genitori. Si deve inoltre tenere in considerazione che i gusti cambiano molto velocemente in questa fascia d’età e un alimento che non piace può essere invece gradito dopo poche settimane.
2-3 ANNI: CHIACCHIERAR MANGIANDO
Con il passare del tempo i pasti diventano sempre più un momento conviviale: la colazione per augurarsi tutti una buona giornata e la cena per raccontarsi come la si è trascorsa. In questo anno diventa fondamentale sostenere le conquiste di autonomia dei bambini rispetto all’utilizzo di stoviglie e posate e dare loro la possibilità di servirsi da soli; anche stimolare il bambino a riconoscere la giusta quantità da servire nel proprio piatto è importante in relazione alla competenza di comprendere quanta fame abbia:
serve sia a riconoscere le sensazioni di pieno/vuoto e mangiare il giusto per sentirsi sazi… ed inoltre è educativo nel senso ecologico del non sprecare il cibo.
A cura di Susanna Serati