Il tema delle regressioni infantili è ricorrente e merita un approfondimento particolare nei primi anni di vita perché è caratteristico ed evidente proprio quando i bambini appartengono alla fascia della prima infanzia.
In merito alle regressioni seguono quindi due approfondimenti:
– le regressioni fisiologiche
– le regressioni dettate da un disagio ambientale
Le regressioni fisiologiche: partiamo dai riferimenti più generali: le regressioni sono una sorta di “pausa” fisiologica di cui i bambini necessitano. I bambini piccoli sono molto impegnati nel conoscere e sperimentare loro stessi e ciò che li circonda. Le loro energie sono totalmente impiegate a fare nuove conquiste.
Ognuno di noi, quando spende molte energie, ha bisogno di pause per potersi ricaricare e riprendere da dove aveva interrotto. Inoltre, passando da una fase di crescita ad un’ altra, i bambini manifestano sempre un pò di timore quando abbandonano lo stato precedente già conosciuto, e per questo rassicurante, per avvicinarsi ad uno nuovo con cui non ci si è ancora messi alla prova.
Per questo possono tornare a rimanere ancorati a ciò che già ben conoscevano e di cui si sentono certi.
Di conseguenza questi passaggi possono apparire difficili, sia per i bambini sia per i genitori, perché portano a manifestare delle crisi, che sono naturali. Il percorso dello sviluppo non segue una linea retta ma oscillatoria: ci sono periodi in cui i bambini fanno molti progressi e altri in cui hanno bisogno di fermarsi e, quasi fossero spaventati dai grandi passi avanti, provano a cercare insistentemente, attraverso gli strumenti che sono loro più congeniali o che hanno compreso fare presa sui genitori, le attenzioni degli stessi grazie alle quali si sentono rassicurati. La crescita è costituita quindi da diverse fasi ognuna delle quali è caratterizzata da momenti di passaggio che creano normalmente delle situazioni di difficoltà. Queste situazioni di difficoltà o crisi generalmente si risolvono con il superamento della fase di passaggio stessa e sono perciò momentanee. Essendo ogni bambino diverso ed inserito in contesti differenti non è possibile definire un tempo “giusto” di superamento della fase di passaggio e quindi di risoluzione della crisi, e di conseguenza della regressione. Generalizzando si può comunque dire che i momenti di regressione possono durare da qualche giorno a qualche settimana.
E’ quindi importante non allarmarsi, ma osservare e valutare attentamente cosa sta succedendo: se ci troviamo di fronte ad una fisiologica difficoltà di adattamento alle fasi di crescita una maggiore vicinanza, comprensione e disponibilità all’ascolto e all’accoglienza da parte dei genitori sosterranno i bambini che si mostreranno pronti a rimettersi spontaneamente in marcia verso nuove conquiste.
I bambini possono mostrare momenti di regressione fisiologica in ogni ambito evolutivo.
Solo per fare qualche esempio:
– nell’ambito motorio (per esempio dai primi passi al tornare a gattonare)
– in quello del linguaggio (per esempio dal parlare correntemente al balbettare)
– nel controllo sfinterico (per esempio dall’aver tolto il pannolino al bagnarsi o sporcarsi)
– nella sfera emotiva (per esempio dal non necessitare più degli oggetti di consolazione come il ciuccio, succhiare il dito, abbracciare un pupazzo ad un loro riutilizzo)
– nelle autonomie (per esempio dal mangiare da soli a voler essere imboccati, da un sonno ininterrotto ai risvegli notturni)
– ecc…
Le regressioni dettate da un disagio ambientale: I bambini nascono, vivono e crescono all’interno di vari contesti, primo fra tutti quello familiare per poi passare a quello micro-sociale (gli amici, il nido, la scuola) ed arrivare al contesto macro-sociale (le influenze che arrivano dal quadro storico-culturale a cui si appartiene). Questi contesti definiscono gli ambienti in cui i bambini sono inseriti. I bambini non possono essere considerati al di fuori del rapporto con gli ambienti in cui vivono. Per questo lo sviluppo avviene su due versanti: prima di tutto le spinte fisiologiche alla crescita dei bambini stessi (che sono state esposte in precedenza), secondariamente le spinte alla crescita influenzate dall’ambiente e dalle relazioni che i bambini intrattengono con esso. Anche questo secondo tipo di spinte possono avere delle influenze tali sui bambini da generare in loro dei momenti di disagio, che si traducono spesso in regressioni. Situazioni ambientali che possono provocare regressioni sono frequenti e spesso del tutto naturali all’interno del percorso di crescita di ogni bambino. Le reazioni ai singoli eventi sono soggettive e legate da una parte alle caratteristiche dei bambini, dall’altra alle risposte dirette e indirette che i genitori, o in generale gli adulti che li accompagnano, danno loro. Le situazioni ambientali che influenzano i bambini sono le più diverse così come molto diverse possono essere le reazioni, tra cui le regressioni, che generano in loro.
Ecco alcuni esempi di situazioni ambientali che possono generare disagio:
– un trasloco
– un periodo di ospedalizzazione
– la nascita di un fratello o sorella
– l’inizio o l’interruzione di una esperienza come il nido o la scuola dell’infanzia
– la separazione dei genitori
– la ripresa del lavoro della mamma o del papà dopo un periodo di inattività
– la perdita di un affetto
– ecc…
Per i bambini il concetto di normalità non è dettato dalla staticità ma da un processo sempre dinamico.
I bambini sono alla continua, inconscia ricerca di equilibrio tra loro stessi e l’ ambiente, tra le spinte interne e quelle esterne. La regressione è quindi l’espressione della ricerca di un nuovo equilibrio che viene a mancare quando dall’ambiente si immettono delle novità. Di conseguenza il conflitto tra il mantenersi legato al passato e la spinta ad affrontare il cambiamento è presente ed è in questi momenti che si rende evidente la crisi che altro non è che il segnale del cambiamento stesso. Si destabilizza il vecchio ordine per trovarne uno nuovo.
La regressione che i bambini possono manifestare durante questo processo è da una parte l’espressione di un disagio e dall’altra una vera e propria richiesta d’aiuto che stanno rivolgendo ai genitori e agli adulti in generale. l bambini richiedono aiuto per superare un momento di difficoltà, e lo fanno cercando di tornare indietro alla fase precedente dello sviluppo, in cui tutto era tranquillo, legato a consolidate routine, equilibrato e l’attenzione dei genitori era dedicata maggiormente a loro.
Tra i comportamenti regressivi più comuni possiamo trovare, oltre a quelli già elencati nella parte dedicata alle regressioni fisiologiche, anche:
– tornare a dormire con mamma e papà,
– nervosismo e cambi frequenti di umore
– rifiuto di mangiare
– capricci eccessivi rispetto alla norma del bambino
– paure manifestate di giorno e/o di notte
– opposizione frequente all’adulto
Così come per le regressioni fisiologiche anche in questo caso i genitori non devono allarmarsi, anche perché l’allarmismo degli adulti percepito dai bambini li rende ancora più insicuri. E’ consigliato invece porre attenzione a quali situazioni possono essere cambiate nella vita dei bambini e non sottovalutarle: la capacità di percezione e reazione degli adulti è diversa da quella dei bambini piccoli. E’ bene accogliere il comportamento, non mortificare i bambini e assecondare le loro richieste di attenzioni: ciò consente loro di esprimere il disagio che sentono e non farli sentire soli davanti alle difficoltà. Le manifestazioni di disagio dichiarate attraverso le regressioni devono essere accolte e interpretate, dando la possibilità di parlare o di esprimere ciò che li sta turbando. Quello che mette in difficoltà i bambini non è quasi mai una situazione in sé e per sé ma la mancata possibilità di elaborarla: è importante quindi che siano i genitori a creare le condizioni per favorire l’elaborazione dando ai bambini la possibilità di esprimere anche sentimenti negativi. L’espressione dei vissuti dei bambini può essere facilitata dagli adulti dando loro voce e nome a ciò che i piccoli stanno vivendo, ma anche attraverso il gioco simbolico (con bambole, pupazzi o altri oggetti), o attraverso la lettura di storie che riguardano quel tema o situazione. Non dimentichiamo poi che un bacio, un abbraccio, un sorriso, una carezza, un buon tempo trascorso insieme spesso arrivano più e meglio delle parole. Inoltre è sempre consigliabile preparare i bambini ai cambiamenti a cui andranno incontro, o, se non prevedibili, che stanno vivendo. A seconda dell’età dei bambini spiegando loro nel modo più semplice e sincero possibile cosa sta accadendo e cosa accadrà, ed aiutandoli ad esprimere come si sentono. Non ultimo incoraggiamo i bambini senza forzarli e tanto meno sgridarli se non soddisfano un’aspettativa che già gli apparteneva. Trasmettiamo la certezza e la sicurezza che l’abilità momentaneamente persa è comunque nelle loro capacità e che saranno presto in grado di farcela. Valutiamo quando rispondere ripetutamente alle loro richieste di attenzione e quando invece “lasciarle cadere” in modo molto naturale, facendo capire ai bambini, non solo con le parole ma anche con l’atteggiamento, che abbiamo ben compreso il loro stato d’animo e che ci siamo ma che non vogliamo né possiamo sostituirci a loro. Nel frattempo facciamoli sentire tranquilli del fatto che noi gli vogliamo sempre bene, così come sono.
A cura di Susanna Serati