LUNEDÌ 25 NOVEMBRE 2024 – 18.00-19.30 In Occasione della Giornata internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le donne
In questo incontro parleremo di come riconoscere i segnali della violenza di genere, di come agire e reagire e scopriremo qual è la rete dei servizi esistente per capire a chi rivolgersi e con chi collaborare per fare squadra contro la l’eliminazione della violenza contro le donne.
Webinar gratuito condotto da:
Giada Marcolungo
Assistente sociale e formatrice per Scuola IRS per il Sociale esperta nel contrasto della violenza di genere
Gianluca Salvati
Pedagogista e Formatore membro Comitato Guida per Parità di Genere Stripes Coop
Novembre 2023 - Attraverso un questionario abbiamo chiesto alle socie e ai soci di Stripes di rispondere ad alcune domande sulla violenza e gli stereotipi di genere.
DOMANDE CONTRO LA VIOLENZA
- Le donne non sanno guidare.
- Non fare la femminuccia.
- Piangi come una femminuccia.
- Donne e motori gioia e dolori.
- Bisogna scegliere tra maternità e carriera.
- Con sole donne si lavora male.
- Lei è signora o signorina?
- E’ roba da maschi. Tu non lo puoi fare.
- Oggi non ti si può dire niente, hai il ciclo?
- Le donne sono più delicate vs gli uomini sono aggressivi e competitivi.
- Sei arrabbiata. Hai il ciclo?
- Sono le madri che devono occuparsi dei figli.
- La donna é fatta per fare figli, prendersene cura, cucinare, mettere in ordine la casa. Ai tempi di oggi a tutte queste mansioni si è aggiunta anche quella del lavoro, in cui se una donna-madre emerge vuol dire che trascura la sua famiglia.
- Siccome sei una donna…
- Sei nervosa, hai il ciclo?
- L’uomo è simbolo di forza e coraggio; la donna di fragilità.
- La cura dei figli e la cura dell’ambiente domestico sono un compito delle madri.
- Donne al volante pericolo costante.
- Sei un uomo non puoi piangere.
- Gli uomini sono forti e coraggiosi; le donne deboli.
- Il rosa è da femmina.
- Se una donna ha dei figli non riesce a dare il massimo sul lavoro.
- Questa è una cosa da femmine.
- Bella e stupida.
- Le donne sono più adatte a prendersi cura quindi è giusto che rimangano a casa.
- Giocare con le bambole è da femmine.
- La donna deve occuparsi solo della famiglia.
- La donna é debole.
- “Guarda come sei vestita… È ovvio che te la cerchi”.
- Le donne devono stare a casa.
- Il rubinetto che gocciola sara’ aggiustato da Carmelo, le camicie le stirerà Concetta.
- “Se non stai con me non puoi stare con nessuno”.
- Gli uomini sono bravi a guidare.
- Lascia stare, sono cose da maschi.
- Ma quando ti sposi e fai dei figli?
- E’ una donna con gli attributi.
- Non piangere come una femminuccia.
- Sei una femminuccia.
- Le donne possono “sacrificare” il lavoro per accudire i figli, l’importante è che lavori il marito/papá.
- Guarda quel papà che fa il mammo.
- Stai a casa a fare la calzetta.
- La mamma è donna.
- La donna deve stare a casa, deve occuparsi dei figli e della casa.
- Hai chiesto il permesso a tuo marito per uscire?
- La debolezza del sesso femminile rispetto a quello maschile.
- Se va in giro vestita così se l’è cerca.
- La donna ha il dovere di essere bella, se é necessario si deve anche soffrire se bella si vuole apparire. Una donna che si mostra determinata, ambiziosa, coraggiosa, sicura, coraggiosa, é una donna con le palle; dall’altra parte un uomo che mostra paura, esitazione, insicurezza diventa un uomo senza attributi.
- Il rosa è un colore da donna.
- Sei una donna, non puoi farlo.
- È UNA DONNA!!!!!
- Ma che ti prende oggi? Hai le mestruazioni?
- “Ah ma svolgi le stesse mansioni che svolge lui? No pensavo ti occupassi più del lato organizzativo”.
- Dei figli deve occuparsi la madre.
- Le donne non dovrebbero lavorare.
- Alla casa e ai figli ci pensano le donne.
- Le donne devono occuparsi della casa.
- “Sei donna, spettano a te le faccende domestiche”.
- Tu non sei in grado di farlo sei una donna.
- La donna è dipendente dall’uomo.
- Il rosa è il colore delle femmine e il blu quello dei maschi.
- Sei una donna e come tale dovresti pensate alla casa e alla tua famiglia e no a fare carriera.
- “Donna con gli attributi” perché una persona per essere determinata e volitiva deve per forza avere attributi maschili?! O ancora: chiamare una donna che vive liberamente la propria sessualità con epiteti volgari…a parti inverse non funziona così!
- Il pensare che sia giusto che le femmine facciano giochi più tranquilli al contrario dei maschi.
- Colore rosa per le femmine e azzurro per i maschi.
- La donna è dedita e adatta alla cura.
- Lavoro di cura come lavoro femminile.
- La suddivisione per ruoli preconfezionati.
- Genitore che chiede la motivazione per cui suo figlio è vestito di rosa.
- Sembra che l’educazione dei figli sia un compito, se non esclusivo, quantomeno principalmente della mamma.
- La proposta dei giochi anche se involontaria e spontanea. Anche la semplice proposta dei colori per le attività da svolgere.
- Le donne sono emotive e gli uomini sono razionali.
- Dare per scontato debbano essere le madri a presenziare alle riunioni, stare a casa se i bambini sono malati…
- E’ un mestiere per donne.
- Lascia stare questo peso magari non ci riesci a spostarlo ti aiutiamo…
- Negli asili nido ci sono solo educatrici.
- Utilizzare il rosa per la bambina e il blu per il bambino.
- Giochi da femmina e giochi da maschio.
- Il tenere in considerazione soprattutto le madri.
- Un educatore non è come una educatrice.
- I colori soprattutto relativi all’abbigliamento dei bambini: l’azzurro e il blu per i maschietti mentre il rosa per le bambine.
- La cura dei figli è le scelte educative spesso delegate solo alla madre.
- Genitori che pensano che ci siano giochi per maschi e giochi per femmine.
- Tipo di gioco che i genitori propongono; colori dei vestiti.
- I giochi di ruolo spesso i gabbiano i bambini e le bambine in stereotipi di genere che influiscono sull apprendimento.
- La fatica da parte dei padri di accettare che i loro bambini giochino con la cucina o le bambole.
- Nella fascia 0-6 le figure maschili sono poco presenti e anche poco ben viste dalle famiglie.
- Alcune mansioni riguardo la cura sono esclusivamente riservate alle donne/mamme.
- La mamma è quella che in casa fa tutto.
- Differenziare i colori rosa e azzurro per bambine e bambini e non usare il rosa per i bambini.
- Le donne sono più sensibili, per questo riescono a lavorare con i bambini.
- Mi chiamano educatore.
- Classificazione dei giochi in base al genere dei bambini.
- “Ci vorrebbe una figura maschile”.
- L’educatore maschio e’ più considerato e pensano che sia più competente rispetto ad una donna.
- Preferenze per gli educatori uomini.
- I maschi interagiscono più tra di loro e allo stesso modo le ragazze.
- Questo gioco lo possono fare solo i maschi.
- Molti papà non concepiscono il fatto che i propri figli (maschi) giochino con delle bambole, a volte anche alcune mamme o nonni.
- Giochi da maschio e giochi da femmina.
- A volte mi è capitato qualche papà che si stupisce quando un bambino gioca con una bambola.
- Alcuni papà arricciano il naso a volte davanti al bambino travestito la Biancaneve…. Anche se negli anni molto meno.
- Femmine colori rosa , maschi colore azzurro.
- La maggior parte del personale è femminile in quanto visto dalla società come lavoro prettamente femminile.
- Quelle calze sono rosa saranno di una bimba.
- Le donne, mamme ed educatrici.
- Nei giochi simbolici ad esempio travestimenti (differenze di genere nell’indossare un indumento differente dal proprio sesso) da parte delle famiglie.
- I bambini devono essere liberi di esprimersi come vogliono e di indossare ciò che desiderano.
- Azzurro è da maschi, Rosa è da femmine.
- I padri che si stupiscono che i maschietti giochino con le bambole.
- 1)Usare abiti rosa solo per femmine o abiti blu o azzurri solo per maschi. Se c’è una maglietta con un cuore /una stella o un fiore al bambino si preferisce non metterla. 2) Il più grande stereotipo di genere che vedo è non avere una figura maschile come educatore in un nido, si preferisce sempre una figura femminile perché secondo il mio punto di vista alcuni genitori e la nostra società non è pronta a questo tipo di figura.
- Nel binomio donna/maternità, la cura verso l’altro é innata ed essere educatrice é una vocazione, piú che una professione.
- Chiamare signora una donna e dottore un uomo.
- Pensare che i bimbi siano più agitati e abbiano bisogno di sfogarsi mentre le bimbe no.
- La donna che si deve occupare lei a 360 gradi del figlio.
- Bambine che fingono di pulire e occuparsi della casa e dei bambolotti mente il papà va al lavoro.
- La figura di riferimento che gira intorno al bambino, nella maggior parte dei casi, è la figura della mamma.
- Chi è il responsabile qui? ah è lei?
- Un uomo educatore? Che strano….
- I maschi sono più portati per le materie scientifiche, le femmine per quelle umanistiche.
- Che per lavorare con i bambini bisogna essere donne.
- Sei donna, hai lo spirito materno per fare questo lavoro.
- Associano un colore(rosa-blu), una passione(parrucchiera-meccanico), delle abitudini(shopping-giocare a calcio) per genere.
- Alla bimba viene spesso chiesto di occuparsi delle persone in difficoltà.
- Quando si parla di colleghi maschi, nella faccia delle persone c’è stupore.
- Che la maggior parte delle educatrici sono tutte donne.
- Educatrice = donna.
Sei un maschio non puoi giocare con le bambole.
Il fatto che solo le donne possono prendersi cura dei bambini; il fatto che alcuni servizi/attività siano “più per maschi” o “più per femmine”. Che quell’attivitá “non è per i bambini, ma per le bambine”.
Il ruolo dell’educazione è in prevalenza un ruolo femminile e soprattutto nei servizi educativi 0-3 anche i genitori stessi si aspettano una figura femminile.
Insegnanti che ancora sostengono ci siano differenze tra giochi da femmina o da maschio e l’idea che le donne siano più portate alla cura.
È la mamma che si deve occupare dei bambini e della scuola.
Dare per scontato che una donna/educatrice abbia o debba fare dei figli.
- Puttana.
- Stai zitta!
- Dove pensi di andare senza di me.
- Voi donne siete umorali sul lavoro.
- Sorridi e stai zitta.
- Stai zitta che non capisci niente.
- Tu taci.
- Stai zitta! Non sai guidare!
- Beh sei bionda, non mi aspetto da te grandi ragionamenti.
- Stai zitta, non vali niente, sei una poco di buono.
- Bella figa!
- Il classico fischio e strombazzata di clacson.
- Stai zitta!
- Come sei stupida ogni tanto, ma caspita com’è corta quella gonna.
- ‘EHI BELLA” mentre cammino da sola per strada.
- “Io sono un uomo queste cose devi farle tu!”
- Stai zitta e cucina.
- Ma come sei vestita? Sei mezza nuda.
- Stai zitta!!
- Ma cos’è, oggi hai le mestruazioni?
- “Sei una poco di buono”
- Nn vali niente.
- Sentirsi dire sei solo una donna, per sminuire il pensiero.
- Ma come ti sei conciata? Sembri una battona! Cambiati!
- Sei una puttana.
- Stai zitta tu!
- Sono tutte quelle parole che minano l autostima di una donna o di una persona …come lascia fare a me che tu non ce la fai.
- “Vedi! Sei una pessima madre”.
- Che donna sei? Non ti sai occupare della casa, dei figli, di me…
- Stai zitta!!
- Sapete come va il mondo, siete voi che dovete stare attente a come vi comportate. Se vi succede qualcosa è colpa vostra.
- Non vali nulla.
- Sei inutile.
- Ti sei vestita così solo per uno scopo.
- “Non sei capace di fare niente!!”
- A sfondo sessuale.
- “Siete tutte puttane”
- La violenza verbale x me consiste quando si fa una domanda al compagno e lui risponde in modo sgarbato e nervoso.
- Stai zitta.
- Cosa si mangia questa sera?
- Giudizi e critiche con vocabolario volgare e umiliante solo perché si è di sesso femminile.
- Sei una poco di buono.
- Torna in cucina.
- Sentirsi dire dal proprio partner che senza di lui non vali nulla.
- Fai schifo, non vali nulla.
- Non capisci niente e non servi a niente, sei una persona inutile.
- Lascia stare, tanto non puoi capire.
- Non hai le palle.
- Dovresti andare in palestra, cosí dimagrisci un po’.
- Durante un colloquio di lavoro, quando chiedono se si ha intenzione di fare un figlio a breve.
- Stai zitta.
- “Te la sei cercata”.
- Hai il cervello di una gallina.
- Sei una buona a nulla.
- La violenza psicologica espressa attraverso molteplici manifestazioni, offese, accuse, minacce, insulti, umiliazioni, limitazione della libertà, controllo, proibizioni di frequentare amici e parenti.
- Non vali niente.
- Vestita così sembri una poco di buono.
- Non sai fare niente, non capisci niente.
- A un colloquio di lavoro: vuoi avere figli?
- “Stai zitta”, “Non sei capace”, “Non sei una brava mamma” ,”Sei troppo grassa o troppo magra”.
- Non mi contraddire.
- Sei una nullità, non vali niente, fai schifo.
- Dire che il ruolo di una donna è in cucina.
- Non vali niente.
- Come sei nervosa, hai il ciclo?!?
- Sei una persona ignorante e mi fai schifo.
- TU DEVI!!!!
- Quella l’ha data a tutti…
- Come ti sei vestita… sembri mia madre.
- Non puoi capire, non sei madre.
- Gioco tra amici per passare il tempo, associare un cibo al proprio partner. Davanti a tutti, un ragazzo associa la sua ragazza ad un formaggio: “Te per me sei come l’asiago… non sa di niente”. Cala il silenzio, lei si sente mortificata.
- Che bona!
- Se ti vesti così per forza che poi succede quello che succede.
- Sta zitta tr**a.
- Nn capisci niente.
- Vai a lavorare in strada.
- O è suora o è troia.
- Ma come ti sei vestita oggi?
- Si sa le donne sono belle mentre gli uomini sono intelligenti.
- Non vali niente, sei una nullità.
- Sei una nullità.
- “Non puoi uscire di casa così”.
- Se l’è cercata.
- “Non servi a niente”.
- Fai schifo!
- (Fischi)
- Lascia stare… sono cose da uomini.
- “Se lo faceva un uomo veniva meglio”.
- Passeggiando per strada fischi o commenti inopportuni che fanno sentire a disagio e a volte non sicura.
- “Ma chi ti si piglia?”
- Un apprezzamento sull’aspetto estetico fatto ad alta voce per strada.
- Tutte le frasi volgari che vogliono far passare come “Complimenti”, “Bella F**a”, etc…
- Insegnare a riconoscere i segnali.
- Laboratorio di dialettica e retorica per impaare a confliggere usando la parola e l’ascolto reciproco.
- Cambiare le grafiche e i contenuti dei libri per bambini.
- Educazione fin da piccoli con percorsi nelle scuole.
- È importante la prevenzione secondaria che agisce sulle radici culturali del fenomeno: dalle azioni di formazione in ambito educativo, alla revisione dei programmi didattici e dei libri di testo, alla sensibilizzazione dei mass media sull’uso dei termini.
- Centri Antiviolenza.
- Educazione affettiva e sessuale! Educare al gender fin da piccolissimi.
- Un’azione lascia il tempo che trova se non si cambia il pensiero. Bisognerebbe praticare la parità di genere fin dalla nascita.
- Sensibilizzare maggiormente attraverso pubblicità “toccanti” sui social, in rete, per strada.
- Combattere sulle radici culturali attraverso educazione e sensibilizzazione già in giovane età.
- Stessi compiti/ruoli a casa o al lavoro.
- Vedere questa situazione verso una persona che conosci e avvisare un parente o una persona vicina alla vittima di violenza che possa supportarla a parlare e fra emergere la difficoltà.
- Far fare esperienza diretta agli uomini nei centri antiviolenza.
- Educare sin da piccoli i bambini alla parità di genere e insegnare alle bambine a farsi sentire, se non vogliono una cosa imporsi e dire di no.
- Rispetto reciproco.
- Finanziare le organizzazioni e spingere per leggi più forti.
- Gruppi di donne dove si parla di relazioni tra uomini e donne.
- Non chiedere di identificarsi in uomo/donna.
- Parlarne tanto con tutti i canali che abbiamo a disposizione: incontri,serate tematiche, video, letture… che possano diventare tutte occasioni di riflessione.
- Educare i nostri figli soprattutto maschi al rispetto.
- Educare fin da piccoli il rispetto è che non esistono compiti o ruoli predefiniti nella società.
- Raccogliere le prove di ciò che si subisce o che si vede subire a qualcun altro e rivolgersi a chi può aiutare ad interrompere questi accadimenti.
- Corsi di sensibilizzazione sul tema sin da giovane eta’ a ragazzi e ragazze e corsi di autodifesa alle donne.
- Percorsi educativi nelle scuole.
- Educare i bambini sin da piccoli a compiere mansioni slegate dal genere.
- Corsi pratici legati alla vita quotidiana aperti sia all’uomo che alla donna.
- Denunciare.
- Sensibilizzare in ogni minima occasione.
- Educare liberi da pregiudizi legati al genere.
- Sensibilizzare di più’ la giornata e far conoscere di più i posti dove potersi rivolgersi senza avere vergogna.
- Educazione civile.
- Interventi nelle scuole.
- Promuovere nelle scuole l’educazione alla parità tra i sessi attraverso una formazione consapevole dei docenti e sensibilizzare i Mass media a pubblicizzare queste tematiche.
- Educare i propri figli a non essere violenti.
- L’informazione, può sembrare banale ma informare soprattutto da persone che hanno vissuto quel dramma e ne sono uscite, può aiutarne altre che lo stanno vivendo e magari fanno fatica a capirlo.
- L’educazione preventiva già a partire dall’asilo nido e la sensibilizzazione delle famiglie da subito.
- Educazione al linguaggio utilizzato.
- Mostrare ad esempio dalle pubblicitá che bambini maschi giocano con le bambole.
- Insegnare fin da piccoli ai bambini la gentilezza.
- Tutti i bambini devono essere liberi di giocare e indossare ciò che gli piace.
- Dare supporto psicologico.
- Proteggere le vittime di violenza.
- Lasciare i bambini liberi di esprimersi senza pregiudizio.
- Inizierei sicuramente con l’educazione alla non violenza e alla parità di genere e al rispetto.
- Educare al rispetto e alla gentilezza reciproci.
- Mettere uno psicologo o una figura esperta nelle scuole.
- La buona educazione e l’educazione civica concreta, fatta da azioni. Non attraverso libri di testo.
- Nelle scuole visione di film, letture, testimonianze, proposte in base all’età degli studenti e con continuità non solo in occasione del 25 novembre.
- Educazione affettiva nella scuola.
- La prevenzione dovrebbe partire già nelle scuole come per il bullismo, psicologi che fanno capire a ragazzi e ragazze che tutti valgono e che nessuno merita violenza verbale o fisica.
- Insegnare ad ascoltare e prendere provvedimenti dopo una denuncia. Spesso si sente parlare di donna uccise dai mariti per poi scoprire che cu sono state in passato delle denunce a cui non è stata data importanza.
- Giocare a nido e scuola dell’infanzia inventando storie in cui si cambiano i ruoli dei personaggi cambiando la loro “destinazione” (un uomo che cucina o che fa il ballerino, una donna che lavora in un distributore di benzina). Dalla primaria in poi fare una vera azione di educazione al rispetto e all’affettività.
- Incontri con focus, racconti e testimonianze.
- Educazione alla parità di genere fin dalla scuola primaria.
- Promuovere un’educazione alla parità tra i sessi.
- Utilizzare una terminologia neutra se si fa riferimento al personale. Es. non scrivere a priori “le educatrici”, ma preferire il termine “personale educativo”.
- Progetti mirati sull’argomento in tutte le scuole, di ogni ordine e grado.
- Aiutare le donne a rendersi indipendenti economicamente.
- Evitare di attribuire aggettivi alle persone solo perchè sono donne o uomini.
- Parlare di più dei fatti.
- A casa mamma e papà che si apprezzano e si riconoscono le fatiche.
- Non ci sono colori, giochi, vestiti diversi per maschi e femmine.. Allenare all’ altro e quindi all’ empatia in egual modi maschi e femmine.
- Sollecitare sempre più la nascita di centri di ascolto e antiviolenza attraverso i media.
- Si dovrebbero ascoltare di più le persone che subiscono violenza, anche il minimo cenno è importante. Quindi dovrebbe esserci più informazione.
- Educazione nelle scuole.
- Educazione in famiglia, sensibilizzare la scuola i Mass media e la scuola.
- Che si aumenti l’informazione e che ci siano pene piu severe per chi compie violenza.
- Progetti educativi nelle scuole.
- Educare al rispetto.
- Educare e sensibilizzare sin da piccoli ad una cultura di rispetto alla libertà, alla negazione e alla sua conseguente frustrazione… i bambini sono i cittadini di oggi per il futuro.
- Dividersi i compiti di lavoro con egual dignità, fiducia e valorizzazione economica tra uomo e donna.
- Relazione tra pari: nella contesa di un gioco tra maschio e femmina, lui si prende il gioco strattonando lei e non ascoltandola che dice: “no, mi fai male, non voglio”. L’intervento educativo consiste nel riprendere le parti , invitandole all’ascolto, e a non fare atti fisici malevoli.
- Sforzarsi di cambiare il linguaggio che usiamo. Il linguaggio é pensiero e per cambiare il modo di pensare dobbiamo anche cambiare il modo in cui parliamo.
- Educare i bambini e adolescenti al rispetto e sensibilizzare le famiglie ad un uso più attento del linguaggio.
- L’unica prevenzione possibile è l’educazione delle persone.
- Cercherei di allontanarla dalla situazione trovando per lei un aiuto specifico legale e psicologico.
- Le darei la mia sala per trasferirsi ed evitare ogni contatto con chi la umilia in attesa di denunciarlo.
- Le offrirei casa mia come riparo spingendola a denunciare.
- Ascolto e indicazione di luoghi dove trovare supporto.
- Sosterrei la denuncia alle FFOO.
- Le farei contattare un Centro Antiviolenza, abbiamo il contatto telefonico di quello di Rho esposto al nido.
- Denuncerei.
- La manderei in un centro antiviolenza.
- Chiamerei insieme a lei il centro antiviolenza e se possibile la ospiterei a casa perché purtroppo non sempre l’aiuto fornito è efficace.
- La inviterei a denunciare il fatto.
- L’aiuterei a denunciare e a farle capire che non è l’uomo giusto per lei.
- L’aiuterei a denunciare.
- La ospiterei anche a casa se servisse a tenerla al sicuro.
- Cercherei di portarla via da quella situazione.
- L’ascolto e cerco di spronarla a denunciare e rivolgersi ai centri di supporto per la violenza con esperti che sostengano e ascoltino la situazione vissuta.
- Proverei a parlare e starle accanto… la scelta di denunciare è la sua.
- La spronerei a sporgere denuncia e allontanarsi dall’aggressore.
- Le consiglierei di denunciare o di rivolgersi ad un centro di aiuto.
- Le direi di denunciare.
- Cercherei con lei un servizio attivo che se prenda cura dell’amica e ne seguirei il processo.
- La sosterrei nelle sue scelte.
- Mi metterei in ascolto e andrei con lei in Centri Antiviolenza.
- Sostenerla e convincerla a farsi aiutare, fare una rete di sostegno intorno a lei.
- Cercherei di farle vedere la situazione da un altro punto di vista e le proporrei un aiuto cercando il sostegno di associazioni specializzate.
- Le consiglieri di parlare con qualcuno.
- L’accompagnerei a fare la.denuncia e a rivolgersi ai centi antiviolenza.
- E’ sbagliato tenere segrete queste violenze… .è giusto rivolgersi a chi ha le competenze adeguate per essere aiutati. Consiglierei di aprirsi prima che sia tardi.
- Ascolterei i suoi pensieri e la spronerei a denunciare la violenza standole accanto.
- Le darei tutto il mio supporto senza mai giudicare e cercherei di accompagnarla in un percorso guidato da qualcuno che possa aiutarla concretamente.
- La inviterei a rivolgersi a strutture e personale competente.
- La farei parlare, prima con me e poi cercherei qualcuno che possa aiutarla concretamente.
- La ascolto e le consiglio come potrebbe agire ma se dopo un po’ non ascolta si interviene chiamando forze dell’ordine ecc.
- Che denunciasse la cosa.
- Aiuterei nel prendere i contatti con un centro anti violenza e l’accompagnerei.
- Le direi di rivolgersi il prima possibile alle forze dell’ordine e ai centri antiviolenza per denunciare l’accaduto.
- Consigliare di rivolgersi ad un professionista e starle accanto.
- Le consiglierei di andare in un centro antiviolenza.
- Dipende dalla gravità della violenza subita, sicuramente rispetterei prima di tutto con molta delicatezza la sua volontà.
- Le consiglierei di rivolgersi a dei centri apposta come il centro antiviolenza.
- La indirizzerei ad un centro specializzato e la ospiterei a casa se necessario.
- Ascoltarla senza giudicarla, rassicurarla e accompagnarla a denunciare a chi di competenza.
- La aiuterei a denunciare, ad allontarla per sempre da quella vita.
- Cercherei di starle vicino e di farle capire che quello che lei sta vivendo non è vero amore, che la persona che è al suo fianco non prova amore altrimenti non la tratterebbe in quel modo. Cercherei di starle vicino senza giudicarla, e l’ accompagnerei e sosterrei nella scelta più difficile da fare per lei.
- Proverei a convincerla a rivolgersi al CAV.
- Ascolto e aiuto per rivolgersi a dei centri antiviolenza.
- Cercherei un’associazione che possa aiutarla nel supportarla a livello burocratico, oltre che darle tutto il mio sostegno morale e pratico nella gestione magari dei suoi figli
- La convincerei a lasciare il mariro e a denunciarlo, offrendo aiuto anche economico.
- La inviterei a sentire un centro apposito.
- Di denunciare l’accaduto.
- Non la lascerei sola, cercherei di comprenderla e di aiutarla al meglio.
- Le consiglierei di rivolgersi ad un centro dedicato, sostenendola e offrendomi di accompagnarla.
- Il mio supporto e il supporto delle autorità competenti.
- Fornire ascolto e supporto contattando insieme il centro antiviolenza.
- Aiutarla a denunciare.
- Ascoltarla e accogliere tutte le sue emozioni.
- Convincerci la mia amica di affidarsi a persone competenti (centri antiviolenza) ma allo stesso tempo cercherei di stargli vicina il più possibile in modo da supportarla e non farla sentire mai sola.
- Cercherei di parlarci facendogli capire che ha bisogno di aiuto e di parlarne con chi di dovere . Le direi di prendere le sue cose e di venire a stare a casa mia.
- La aiuterei a trovare un luogo sicuro e alternative concrete.
- La ascolterei e la indirizzerei vs servizi di supporto.
- La convincerei che deve denunciare e che lei vale e nessuno merita ciò che sta passando, le farei capire che le starei accanto passo dopo passo.
- La accoglierei in casa mia, aiutandola ad allontanarsi da chi le fa del male.
- Cercherei di far in modo di non lasciarla mai sola.
- La allontanerei immediatamente dal pericolo e le parlerei per farle capire che è importante denunciare.
- La porterei io in un posto dove la possono aiutare e la sosterrei tutto per tutto. Non la lascerei mai da sola.
- L’aiutetei a capire e a conoscere l’esistenza di centri e associazioni che la potrebbero tutelare su più aspetti.
- Spingerla a parlare con chi è competente.
- La ascolterei, cercherei di aiutarla a fare la scelta per se stessa e per eventuali figli.
- Le starei accanto quanto più possibile, spianandole la strada per essere pronta a chiedere aiuto.
- Le starei accanto, sostenendola moralmente ed emotivamente, per tutto il percorso, dal momento in cui chiede aiuto e denuncia, fino al momento in cui supera tutta la situazione.
- La accompagnerei a denunciare.
- L’accompagnerei a un centro antiviolenza.
- Gli starei accanto e chiamerei, ma dipende dai casi.
- Me la porto a casa con me.
- La accompagnerei e le riporterei dei dati differenti.
- Non giudicarla, non insistere troppo, non abbandonarla a se stessa, mostrarle delle via d’uscita.
- La porterei in un centro antiviolenza.
- Le direi che come viene trattata non è sinonimo di amore e le consiglierei di andare alla casa delle donne maltrattate a Milano per semplicemente capire che strada intraprendere.
- Le starei il più possibile vicino, ascoltandola,sostenendola e l inviterei a rivolgersi a centri di aiuto.
- Le offrirei la mia casa portandola via dalla sua e andrei con lei dalle forze dell’ordine.
- La ascolterei, e cercherei di aiutarla a vedere in modo lucido la situazione in cui si trova, se non dovesse ascoltarmi lo farei in sordina. Se fosse una situazione limite chiamerei chi di dovere, standole sempre vicina.
- Cercherei di farle capire che deve allontanarsi da lui.
- Le direi di chiedere al più presto aiuto alla famiglia, amici, centri preposti.
- La spronerei a denunciare l’accaduto.
- Chiedo aiuto a chi di dovere o la spingo a farlo lei.
- Passerei molto tempo con lei per proteggerla e aiutarla.
- Credere, Ascoltare, Supportare e Denunciare.
- Ascoltarla, darle forza, comprenderla, aiutare a non tenersi tutto dentro e a non nascondere la violenza che subisce.
- La ascolterei e la inviterei a rivolgersi al centro anti violenza, accompagnandola passo passo in questo percorso e la spronerei a parlarne anche con familiari che possano aiutarla.
- Credo che Cercherei di continuare a essere presente per lei e non lasciare che venga isolata dalla propria rete di affetti.
- Le starei vicino per accogliere la sua paura e la sosterrei nei passi che le possono permettere di decidere di denunciare la violenza subita.
- Le direi di denunciare della violenza subita, o parlarne con qualcuno di competente. Cercando di fornire anche vie di uscita concreta (ospitare a casa ad esempio).