Il primo anno di Servizio Civile Universale con Stripes

Si sta per concludere la prima esperienza di Servizio Civile Universale in Stripes! Nonostante le difficoltà causate dal contesto pandemico, la Cooperativa – nell’aprile 2021 – ha deciso di accogliere sei ragazzi e ragazze dai 23 ai 27 anni nei propri servizi e nelle sedi per dare la possibilità ai giovani selezionati di occuparsi per 12 mesi dei servizi per l’infanzia, centri estivi, robotica educativa e promozione di eventi, laboratori, formazioni e tantissime altre iniziative!

Ma cosa significa fare l’esperienza del Servizio Civile?
Nicoletta, volontaria di SCU, ci racconta i suoi mesi qui con noi…

Quando ho deciso di provare questa nuova esperienza, mi sono documentata molto  per capire, almeno in via teorica, a cosa stessi andando in contro. Il Servizio Civile è stato pensato come un ponte tra il mondo del lavoro e il volontariato, qualcosa che si pone tra i servizi del territorio e della cura alla persona, quindi non è una scelta da fare solo in base alle proprie competenze o dal mero punto di vista della retribuzione.

Per me il Servizio Civile è stata una vera e propria palestra di vita. Essendo una studentessa, non ho avuto molte esperienze lavorative finora: per lo più ho potuto lavorare con i bambini e di fatto, ho scelto la Cooperativa Stripes perché è molto conosciuta e competente per i servizi educativi sul territorio di Rho, la città in cui sono nata e cresciuta. Il “Progetto Pronti… via!” per cui sono stata selezionata è un percorso pensato per l’animazione culturale verso i minori e mi sono occupata nello specifico dei servizi dedicati alla prima infanzia.

Quando iniziai il Servizio Civile ero molto emozionata proprio perchè non avendo mai assistito al “dietro le quinte” dei servizi educativi. Non avevo idea di quanto lavoro e impegno ci fosse dietro ogni progetto o di tutte le ore dietro ad una scrivania per poter realizzare e ufficializzare i laboratori che siamo soliti vedere sulle bacheche degli asili: la scelta del tema studiato attentamente per sviluppare le competenze e l’individualità dei bambini, lo studio del progetto educativo in base al range d’età, il materiale da selezionare e portare nelle varie sedi della Cooperativa o negli asili, le riunioni col personale e  il lavoro d’equipe tra grafici, pedagogisti, psicologi, educatori e addetti della comunicazione. Insomma, ho scoperto che anche dietro alle piccole opere d’arte con cartoncini e colori, che ad un occhio poco esperto sembrano quasi stereotipati, c’è sempre un grandissimo e attento studio mirato ad un corretto sviluppo sensoriale, culturale ed emotivo nei bambini.

Nel mio piccolo ho anche potuto imparare diverse cose nell’ambito della comunicazione: Stripes mi ha insegnato a organizzare e creare le pagine dei siti della Cooperativa, mi sono occupata della creazione di diversi post sui Social Networks per pubblicizzare i progetti e i laboratori dedicati ai bambini ma in diverse occasioni ho affiancato gli educatori sia nei servizi per l’infanzia, sia allo Stripes Digitus Lab, una delle sedi della Cooperativa che si occupa di robotica educativa. A cavallo tra l’educazione tradizionale e una visione super futuristica della stessa disciplina, ho potuto rispolverare alcune vecchie nozioni di pedagogia imparate tra i banchi di scuola e, cosa più importante, ho potuto impararne molte altre ancora.

Nonostante alcune difficoltà date dall’eterogeneità dei miei compiti, posso dire di aver trovato questa esperienza molto formativa non solo dal punto di vista nozionistico ma anche dal punto di vista umano.
Il Servizio Civile è quindi una palestra di allenamento che prepara i giovani al mondo degli adulti; una corsa, con i propri tempi, verso il mondo del lavoro che permette di capire e interiorizzare le proprie capacità, vocazioni o limiti. Io consiglio quest’esperienza a tutti quei giovani che vogliono mettersi in gioco durante i propri studi universitari o a tutti coloro che sono indecisi su quale percorso lavorativo intraprendere perchè quest’opportunità, a differenza di un lavoro vero e proprio, potrà permettere loro di sperimentare più compiti e sviluppare competenze che servono non solo nel mondo lavorativo ma anche per apprezzare e capire le strutture del proprio territorio, rendendosi inoltre utile per la comunità
.”

Nicoletta


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