Novembre 2025


In Occasione della Giornata internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le donne, STRIPES ha scelto di proporre una riflessione sulle tematiche di genere e nello specifico sugli stereotipi di genere. Come?

Con un video di sensibilizzazione

Con un webinar dal titolo “Crescere uomini. Educare al rispetto di genere, oggi” che si terrà mercoledì 26 novembre 2025 alle ore 18.00.


Con una domanda che è stata posta a tutte le socie e i soci della Cooperativa che ci ha permesso di raccogliere pensieri, spunti e considerazioni:

“Qual è uno stereotipo di genere che ti accorgi di aver interiorizzato o di assecondare, anche involontariamente? E come pensi che si possa cambiare?”

RACCONTALO

  • Associo il genere a un genere musicale concreto. Ad esempio il rock melodico o l’indie rock al genere femminile perché più sentimentale nei testi e più dolce nella melodia. Si può cambiare agendo sull’educazione, anche fin da piccoli, permettendo a tuttɜ di esprimere i propri sentimenti e di ascoltare quelli di altrɜ
  • Mi curo maggiormente io della casa e quando capita invece sia richiesto uno sforzo maggiore al mio partner, mi sento in colpa. Penso si possa cambiare frenandomi, perché a lui non devo chiedere di prendersi cura della casa, lo fa in autonomia, ma io mi privo di altri momenti, banalmente di riposo, per dedicarli alla casa.
  • Lui, mio marito, mi aiuta tanto nelle faccende domestiche e lo ringrazio per questo!!! Sbagliato, perché non è un ospite!!
  • L’uomo è più forte delle donne
  • “la maggior parte degli uomini eterosessuali sono propensi alla violenza fisica”. Come cambiarlo? Svolgendo un lavoro sulla propria autoconsapevolezza ed autopercezione di genere, mettendosi in gioco giorno dopo giorno per analizzare lo stereotipo quando si presenta e combattendolo utilizzando i dati di realtà. Oltre a questo, si rende anche necessario indagare le motivazioni, sia nella storia di vita che nella storia sociale del proprio contesto culturale, che hanno portato alla sua creazione
  • Sono nata donna ed è stata un’esperienza meravigliosa di vita. Credo comunque che se invece fossi nato uomo sarebbe stata ugualmente un’esperienza da vivere allo stesso modo pieno ed appagante. Importa ESSERE ed in quanto tale portatore di valori umani e relazionali che vanno oltre il genere!
  • Quando i figli sono a casa ammalati sono sempre io che rimango a casa da lavoro (la mamma) e mai mio marito. Potrei invece accordarmi con mio marito per alternarmi con lui in tal senso
  • Lo stereotipo interiorizzato è quello di pensare che le professioni di cura siano appannaggio delle donne
  • A volte la donna sul mondo del lavoro o a casa e vista inferiore all’uomo, a casa mia non esiste questo stereotipo però involontariamente io faccio molte più cose a confronto al mio compagno, non perché lui mi obblighi ma perché a volte mi sento io in dovere di fare quella determinata cosa
  • Se succede qualche emergenza al nido mi viene automatico chiamare prima la mamma perché la si ritiene più pronta e disponibile. Bisognerebbe chiedere in fase di colloquio iniziale chi dei due ha più reperibilità e non considerare di default la donna
  • Al nido e in famiglia i maschi vengono considerati più “patati”. Facendo formazione.
  • Le donne sono più attente e sensibili degli uomini
  • Principalmente la distinzione maschile femminile, anche banalmente nell’abbinamento di colori o nella scelta di giochi per bambini; il cambiamento passa per me dall’informazione, quindi mi documento, anche scientificamente, per scardinare pian piano anche questo involontario stereotipo
  • Tendo a occuparmi di tutte le faccende di casa, lamentandomi ogni tanto
  • Tendo ad occuparmi della maggior parte delle faccende di casa perché ho interiorizzato che sia la donna a doversi curare della casa e mi sento di dover ringraziare il mio partner quando lo fa lui, come se mi stesse temporaneamente sostituendo e non stia, invece, svolgendo il suo ruolo di cura verso la casa.
  • I fiori sono da regalare solo alle donne. Non mi è mai capitato di regalare fiori a un uomo, al massimo una pianta solo verde. Comincerò a farlo.
  • Sinceramente non mi riconosco in nessuno degli stereotipi di genere citati sopra. Condividiamo mischiando i nostri ruoli. L’unico stereotipo che sto cercando di cambiare in me è l’idea che noi donne siamo più brave degli uomini nelle pulizie di casa, come se fossimo più capaci di ottenere un rubinetto splendente o una casa perfettamente ordinata rispetto a loro. Questo mi risulta ancora difficile da cambiare, ma per un ego personale.
  • Definire tutte le opere costruite per l’umanità come “fatte dall’uomo”. Si potrebbero infatti parlare di creazioni fatte dall’umidità o degli esseri umani.
  • Tendo a influenzare il modo di vestire di mia figlia…spinta dal pensiero: una brava ragazza non si veste succinta
  • Nella tradizione della mia famiglia maschile e femminile era estremamente connotato; negli anni mi sono resa conto di seguirli senza uno spirito critico personale; l’esperienza e il mio lavoro mi portano ogni giorno ad allontanarmi dagli stereotipi di genere, sentendoli un grande limite soggettivo. Mi hanno aiutato alcuni eventi importanti della mia vita, facendomi riconoscere le priorità che per me erano importanti, gli affetti e le relazioni sane e sincere.
  • Non credo di averne mai interiorizzato uno
  • Quando nasce un bimbo o una bimba si tende a fare regali o rosa o azzurri e la maggior parte dei negozi segue questa linea, proviamo a partire da qui!!!!
  • Spesso devo fermarmi a riflettere se per caso sto assecondando pensieri reconditi della mia infanzia che agganciano involontariamente stereotipi di genere, per cui lo sforzo di pensiero è sempre tanto nel non cadere nella trappola. Penso che non si possa parlare di emancipazione solo al femminile ma deve essere una scelta anche al maschile e quindi allontanarsi sempre di più dagli stereotipi di genere al maschile: come uomini che non possono crollare, non possono appoggiarsi alle donne …. Quindi solo con la consapevolezza di tutti e insieme scegliendo che persone vogliamo essere.
  • Avendo uno stipendio inferiore rispetto a quello di mio marito, mi accorgo di farmi carico di più faccende domestiche rispetto a lui, come se così facendo bilanciassi la situazione.
  • Mi accorgo che quando sono a casa cerco di fare tutte le faccende io tipo cucinare, attaccare la lavatrice, ecc anche se ho insegnato ai miei figli a fare tutto quello che io faccio e che vedono fare anche dal padre in casa, devo farmi aiutare di più.
  • La donna più dell’uomo si occupa della famiglia e della casa… difficile cambiare idea perché è per quanto mi riguarda una cosa che mi sento dentro da sempre, bisognerebbe magari trovare chi ha un forte attaccamento alla famiglia come compagno e non al lavoro.
  • Uno degli stereotipi di genere che mi accorgo di aver interiorizzato, anche senza volerlo, è l’idea che siano le donne a doversi occupare per prime delle relazioni, degli affetti, della cura emotiva degli altri. Come se il prendersi carico del benessere emotivo altrui fosse una “naturale” responsabilità femminile, e non un gesto umano, condiviso, reciproco. Questo schema agisce silenziosamente: nella vita privata, sul lavoro, nella scuola, nella società. E così diventa “normale” che siano le donne a chiedere “come stai davvero?”, a tenere insieme i legami, a mettere da parte il proprio dolore per sostenere quello degli altri.  Cambiare questo significa iniziare a disimparare, prima ancora che imparare. Fermarsi, interrogarsi, smettere di dare per scontato. E significa anche redistribuire la cura, renderla dignitosa, visibile, condivisa.    Forse il primo passo è proprio riconoscere che quello che appare “naturale” è spesso solo “costruito”. E che per costruire davvero una società più giusta e libera, dobbiamo prima di tutto liberarci dagli automatismi interiori. Con coraggio, e insieme.

Ciao, quanti anni hai? 36

Fidanzata? Sposata? Figli? Cosa aspetti? Non li vuoi?

Alle porte del 2026 ragazzi nelle aule scolastiche e gli adulti, familiari ma anche estranei, fanno piovere addosso alle giovani donne, ma non più tanto giovani dipende dalla tacchetta dell’orologio biologico, queste domande che non verranno mai rivolte ad un uomo della stessa età. Perché un uomo se non diventa padre e marito sceglie; e perché una donna no? Insegniamo alle persone a fare domande diverse che guardino la persona e non il suo sesso si può chiedere: Come stai? Sei felice? Ti piace il tuo lavoro? Quali sono le tue passioni? Questa disparità ingiustificabile va scardinata con l’educazione dei bambini fin da piccoli.


La parità di genere è sganciarsi nel 2025 dallo stereotipo dell’uomo forte che non può piangere, che non può agganciarsi e chiedere aiuto alla donna, perché lui è quello forte. Non può preoccuparsi della cura, non può preoccuparsi delle emozioni perché altrimenti potrebbe crollare e sganciarsi da una donna che senza accanto a un uomo o senza un bambino non è nessuno e soprattutto non può essere sola, perché ognuno di noi non può essere solo per badare alla cura per badare alle responsabilità, qualora ci fosse un bambino. La parità di genere ci chiama, ognuno di noi, a scegliere che persone essere e a mostrare ai bambini e ai ragazzi che ognuno di noi può essere diverso da ciò che qualcun altro ci ha pensato.


Novembre 2024


LUNEDÌ 25 NOVEMBRE 2024 – 18.00-19.30 In Occasione della Giornata internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le donne

In questo incontro parleremo di come riconoscere i segnali della violenza di genere, di come agire  e reagire e scopriremo qual è la rete dei servizi esistente per capire a chi rivolgersi e con chi collaborare per fare squadra contro la l’eliminazione della violenza contro le donne.

Webinar gratuito condotto da:

Giada Marcolungo
Assistente sociale e formatrice per Scuola IRS per il Sociale esperta nel contrasto della violenza di genere

Gianluca Salvati
Pedagogista e Formatore membro Comitato Guida per Parità di Genere Stripes Coop


Novembre 2023


Attraverso un questionario abbiamo chiesto alle socie e ai soci di Stripes di rispondere ad alcune domande sulla violenza e gli stereotipi di genere.

DOMANDE CONTRO LA VIOLENZA

  • Le donne non sanno guidare.
  • Non fare la femminuccia.
  • Piangi come una femminuccia.
  • Donne e motori gioia e dolori.
  • Bisogna scegliere tra maternità e carriera.
  • Con sole donne si lavora male.
  • Lei è signora o signorina?
  • E’ roba da maschi. Tu non lo puoi fare.
  • Oggi non ti si può dire niente, hai il ciclo?
  • Le donne sono più delicate vs gli uomini sono aggressivi e competitivi.
  • Sei arrabbiata. Hai il ciclo?
  • Sono le madri che devono occuparsi dei figli.
  • La donna é fatta per fare figli, prendersene cura, cucinare, mettere in ordine la casa. Ai tempi di oggi a tutte queste mansioni si è aggiunta anche quella del lavoro, in cui se una donna-madre emerge vuol dire che trascura la sua famiglia.
  • Siccome sei una donna…
  • Sei nervosa, hai il ciclo?
  • L’uomo è simbolo di forza e coraggio; la donna di fragilità.
  • La cura dei figli e la cura dell’ambiente domestico sono un compito delle madri.
  • Donne al volante pericolo costante.
  • Sei un uomo non puoi piangere.
  • Gli uomini sono forti e coraggiosi; le donne deboli.
  • Il rosa è da femmina.
  • Se una donna ha dei figli non riesce a dare il massimo sul lavoro.
  • Questa è una cosa da femmine.
  • Bella e stupida.
  • Le donne sono più adatte a prendersi cura quindi è giusto che rimangano a casa.
  • Giocare con le bambole è da femmine.
  • La donna deve occuparsi solo della famiglia.
  • La donna é debole.
  • “Guarda come sei vestita… È ovvio che te la cerchi”.
  • Le donne devono stare a casa.
  • Il rubinetto che gocciola sara’ aggiustato da Carmelo, le camicie le stirerà Concetta.
  • “Se non stai con me non puoi stare con nessuno”.
  • Gli uomini sono bravi a guidare.
  • Lascia stare, sono cose da maschi.
  • Ma quando ti sposi e fai dei figli?
  • E’ una donna con gli attributi.
  • Non piangere come una femminuccia.
  • Sei una femminuccia.
  • Le donne possono “sacrificare” il lavoro per accudire i figli, l’importante è che lavori il marito/papá.
  • Guarda quel papà che fa il mammo.
  • Stai a casa a fare la calzetta.
  • La mamma è donna.
  • La donna deve stare a casa, deve occuparsi dei figli e della casa.
  • Hai chiesto il permesso a tuo marito per uscire?
  • La debolezza del sesso femminile rispetto a quello maschile.
  • Se va in giro vestita così se l’è cerca.
  • La donna ha il dovere di essere bella, se é necessario si deve anche soffrire se bella si vuole apparire. Una donna che si mostra determinata, ambiziosa, coraggiosa, sicura, coraggiosa, é una donna con le palle; dall’altra parte un uomo che mostra paura, esitazione, insicurezza diventa un uomo senza attributi.
  • Il rosa è un colore da donna.
  • Sei una donna, non puoi farlo.
  • È UNA DONNA!!!!!
  • Ma che ti prende oggi? Hai le mestruazioni?
  • “Ah ma svolgi le stesse mansioni che svolge lui? No pensavo ti occupassi più del lato organizzativo”.
  • Dei figli deve occuparsi la madre.
  • Le donne non dovrebbero lavorare.
  • Alla casa e ai figli ci pensano le donne.
  • Le donne devono occuparsi della casa.
  • “Sei donna, spettano a te le faccende domestiche”.
  • Tu non sei in grado di farlo sei una donna.
  • La donna è dipendente dall’uomo.
  • Il rosa è il colore delle femmine e il blu quello dei maschi.
  • Sei una donna e come tale dovresti pensate alla casa e alla tua famiglia e no a fare carriera.
  • “Donna con gli attributi” perché una persona per essere determinata e volitiva deve per forza avere attributi maschili?! O ancora: chiamare una donna che vive liberamente la propria sessualità con epiteti volgari…a parti inverse non funziona così!
  • Il pensare che sia giusto che le femmine facciano giochi più tranquilli al contrario dei maschi.
  • Colore rosa per le femmine e azzurro per i maschi.
  • La donna è dedita e adatta alla cura.
  • Lavoro di cura come lavoro femminile.
  • La suddivisione per ruoli preconfezionati.
  • Genitore che chiede la motivazione per cui suo figlio è vestito di rosa.
  • Sembra che l’educazione dei figli sia un compito, se non esclusivo, quantomeno principalmente della mamma.
  • La proposta dei giochi anche se involontaria e spontanea. Anche la semplice proposta dei colori per le attività da svolgere.
  • Le donne sono emotive e gli uomini sono razionali.
  • Dare per scontato debbano essere le madri a presenziare alle riunioni, stare a casa se i bambini sono malati…
  • E’ un mestiere per donne.
  • Lascia stare questo peso magari non ci riesci a spostarlo ti aiutiamo…
  • Negli asili nido ci sono solo educatrici.
  • Utilizzare il rosa per la bambina e il blu per il bambino.
  • Giochi da femmina e giochi da maschio.
  • Il tenere in considerazione soprattutto le madri.
  • Un educatore non è come una educatrice.
  • I colori soprattutto relativi all’abbigliamento dei bambini: l’azzurro e il blu per i maschietti mentre il rosa per le bambine.
  • La cura dei figli è le scelte educative spesso delegate solo alla madre.
  • Genitori che pensano che ci siano giochi per maschi e giochi per femmine.
  • Tipo di gioco che i genitori propongono; colori dei vestiti.
  • I giochi di ruolo spesso i gabbiano i bambini e le bambine in stereotipi di genere che influiscono sull apprendimento.
  • La fatica da parte dei padri di accettare che i loro bambini giochino con la cucina o le bambole.
  • Nella fascia 0-6 le figure maschili sono poco presenti e anche poco ben viste dalle famiglie.
  • Alcune mansioni riguardo la cura sono esclusivamente riservate alle donne/mamme.
  • La mamma è quella che in casa fa tutto.
  • Differenziare i colori rosa e azzurro per bambine e bambini e non usare il rosa per i bambini.
  • Le donne sono più sensibili, per questo riescono a lavorare con i bambini.
  • Mi chiamano educatore.
  • Classificazione dei giochi in base al genere dei bambini.
  • “Ci vorrebbe una figura maschile”.
  • L’educatore maschio e’ più considerato e pensano che sia più competente rispetto ad una donna.
  • Preferenze per gli educatori uomini.
  • I maschi interagiscono più tra di loro e allo stesso modo le ragazze.
  • Questo gioco lo possono fare solo i maschi.
  • Molti papà non concepiscono il fatto che i propri figli (maschi) giochino con delle bambole, a volte anche alcune mamme o nonni.
  • Giochi da maschio e giochi da femmina.
  • A volte mi è capitato qualche papà che si stupisce quando un bambino gioca con una bambola.
  • Alcuni papà arricciano il naso a volte davanti al bambino travestito la Biancaneve…. Anche se negli anni molto meno.
  • Femmine colori rosa , maschi colore azzurro.
  • La maggior parte del personale è femminile in quanto visto dalla società come lavoro prettamente femminile.
  • Quelle calze sono rosa saranno di una bimba.
  • Le donne, mamme ed educatrici.
  • Nei giochi simbolici ad esempio travestimenti (differenze di genere nell’indossare un indumento differente dal proprio sesso) da parte delle famiglie.
  • I bambini devono essere liberi di esprimersi come vogliono e di indossare ciò che desiderano.
  • Azzurro è da maschi, Rosa è da femmine.
  • I padri che si stupiscono che i maschietti giochino con le bambole.
  • 1)Usare abiti rosa solo per femmine o abiti blu o azzurri solo per maschi. Se c’è una maglietta con un cuore /una stella o un fiore al bambino si preferisce non metterla. 2) Il più grande stereotipo di genere che vedo è non avere una figura maschile come educatore in un nido, si preferisce sempre una figura femminile perché secondo il mio punto di vista alcuni genitori e la nostra società non è pronta a questo tipo di figura.
  • Nel binomio donna/maternità, la cura verso l’altro é innata ed essere educatrice é una vocazione, piú che una professione.
  • Chiamare signora una donna e dottore un uomo.
  • Pensare che i bimbi siano più agitati e abbiano bisogno di sfogarsi mentre le bimbe no.
  • La donna che si deve occupare lei a 360 gradi del figlio.
  • Bambine che fingono di pulire e occuparsi della casa e dei bambolotti mente il papà va al lavoro.
  • La figura di riferimento che gira intorno al bambino, nella maggior parte dei casi, è la figura della mamma.
  • Chi è il responsabile qui? ah è lei?
  • Un uomo educatore? Che strano….
  • I maschi sono più portati per le materie scientifiche, le femmine per quelle umanistiche.
  • Che per lavorare con i bambini bisogna essere donne.
  • Sei donna, hai lo spirito materno per fare questo lavoro.
  • Associano un colore(rosa-blu), una passione(parrucchiera-meccanico), delle abitudini(shopping-giocare a calcio) per genere.
  • Alla bimba viene spesso chiesto di occuparsi delle persone in difficoltà.
  • Quando si parla di colleghi maschi, nella faccia delle persone c’è stupore.
  • Che la maggior parte delle educatrici sono tutte donne.
  • Educatrice = donna.
Sei un maschio non puoi giocare con le bambole.
Il fatto che solo le donne possono prendersi cura dei bambini; il fatto che alcuni servizi/attività siano “più per maschi” o “più per femmine”. Che quell’attivitá “non è per i bambini, ma per le bambine”.
Il ruolo dell’educazione è in prevalenza un ruolo femminile e soprattutto nei servizi educativi 0-3 anche i genitori stessi si aspettano una figura femminile.
Insegnanti che ancora sostengono ci siano differenze tra giochi da femmina o da maschio e l’idea che le donne siano più portate alla cura.
È la mamma che si deve occupare dei bambini e della scuola.
Dare per scontato che una donna/educatrice abbia o debba fare dei figli.

  • Puttana.
  • Stai zitta!
  • Dove pensi di andare senza di me.
  • Voi donne siete umorali sul lavoro.
  • Sorridi e stai zitta.
  • Stai zitta che non capisci niente.
  • Tu taci.
  • Stai zitta! Non sai guidare!
  • Beh sei bionda, non mi aspetto da te grandi ragionamenti.
  • Stai zitta, non vali niente, sei una poco di buono.
  • Bella figa!
  • Il classico fischio e strombazzata di clacson.
  • Stai zitta!
  • Come sei stupida ogni tanto, ma caspita com’è corta quella gonna.
  • ‘EHI BELLA” mentre cammino da sola per strada.
  • “Io sono un uomo queste cose devi farle tu!”
  • Stai zitta e cucina.
  • Ma come sei vestita? Sei mezza nuda.
  • Stai zitta!!
  • Ma cos’è, oggi hai le mestruazioni?
  • “Sei una poco di buono”
  • Nn vali niente.
  • Sentirsi dire sei solo una donna, per sminuire il pensiero.
  • Ma come ti sei conciata? Sembri una battona! Cambiati!
  • Sei una puttana.
  • Stai zitta tu!
  • Sono tutte quelle parole che minano l autostima di una donna o di una persona …come lascia fare a me che tu non ce la fai.
  • “Vedi! Sei una pessima madre”.
  • Che donna sei? Non ti sai occupare della casa, dei figli, di me…
  • Stai zitta!!
  • Sapete come va il mondo, siete voi che dovete stare attente a come vi comportate. Se vi succede qualcosa è colpa vostra.
  • Non vali nulla.
  • Sei inutile.
  • Ti sei vestita così solo per uno scopo.
  • “Non sei capace di fare niente!!”
  • A sfondo sessuale.
  • “Siete tutte puttane”
  • La violenza verbale x me consiste quando si fa una domanda al compagno e lui risponde in modo sgarbato e nervoso.
  • Stai zitta.
  • Cosa si mangia questa sera?
  • Giudizi e critiche con vocabolario volgare e umiliante solo perché si è di sesso femminile.
  • Sei una poco di buono.
  • Torna in cucina.
  • Sentirsi dire dal proprio partner che senza di lui non vali nulla.
  • Fai schifo, non vali nulla.
  • Non capisci niente e non servi a niente, sei una persona inutile.
  • Lascia stare, tanto non puoi capire.
  • Non hai le palle.
  • Dovresti andare in palestra, cosí dimagrisci un po’.
  • Durante un colloquio di lavoro, quando chiedono se si ha intenzione di fare un figlio a breve.
  • Stai zitta.
  • “Te la sei cercata”.
  • Hai il cervello di una gallina.
  • Sei una buona a nulla.
  • La violenza psicologica espressa attraverso molteplici manifestazioni, offese, accuse, minacce, insulti, umiliazioni, limitazione della libertà, controllo, proibizioni di frequentare amici e parenti.
  • Non vali niente.
  • Vestita così sembri una poco di buono.
  • Non sai fare niente, non capisci niente.
  • A un colloquio di lavoro: vuoi avere figli?
  • “Stai zitta”, “Non sei capace”, “Non sei una brava mamma” ,”Sei troppo grassa o troppo magra”.
  • Non mi contraddire.
  • Sei una nullità, non vali niente, fai schifo.
  • Dire che il ruolo di una donna è in cucina.
  • Non vali niente.
  • Come sei nervosa, hai il ciclo?!?
  • Sei una persona ignorante e mi fai schifo.
  • TU DEVI!!!!
  • Quella l’ha data a tutti…
  • Come ti sei vestita… sembri mia madre.
  • Non puoi capire, non sei madre.
  • Gioco tra amici per passare il tempo, associare un cibo al proprio partner. Davanti a tutti, un ragazzo associa la sua ragazza ad un formaggio: “Te per me sei come l’asiago… non sa di niente”. Cala il silenzio, lei si sente mortificata.
  • Che bona!
  • Se ti vesti così per forza che poi succede quello che succede.
  • Sta zitta tr**a.
  • Nn capisci niente.
  • Vai a lavorare in strada.
  • O è suora o è troia.
  • Ma come ti sei vestita oggi?
  • Si sa le donne sono belle mentre gli uomini sono intelligenti.
  • Non vali niente, sei una nullità.
  • Sei una nullità.
  • “Non puoi uscire di casa così”.
  • Se l’è cercata.
  • “Non servi a niente”.
  • Fai schifo!
  • (Fischi)
  • Lascia stare… sono cose da uomini.
  • “Se lo faceva un uomo veniva meglio”.
  • Passeggiando per strada fischi o commenti inopportuni che fanno sentire a disagio e a volte non sicura.
  • “Ma chi ti si piglia?”
  • Un apprezzamento sull’aspetto estetico fatto ad alta voce per strada.
  • Tutte le frasi volgari che vogliono far passare come “Complimenti”, “Bella F**a”, etc…

  • Insegnare a riconoscere i segnali.
  • Laboratorio di dialettica e retorica per impaare a confliggere usando la parola e l’ascolto reciproco.
  • Cambiare le grafiche e i contenuti dei libri per bambini.
  • Educazione fin da piccoli con percorsi nelle scuole.
  • È importante la prevenzione secondaria che agisce sulle radici culturali del fenomeno: dalle azioni di formazione in ambito educativo, alla revisione dei programmi didattici e dei libri di testo, alla sensibilizzazione dei mass media sull’uso dei termini.
  • Centri Antiviolenza.
  • Educazione affettiva e sessuale! Educare al gender fin da piccolissimi.
  • Un’azione lascia il tempo che trova se non si cambia il pensiero. Bisognerebbe praticare la parità di genere fin dalla nascita.
  • Sensibilizzare maggiormente attraverso pubblicità “toccanti” sui social, in rete, per strada.
  • Combattere sulle radici culturali attraverso educazione e sensibilizzazione già in giovane età.
  • Stessi compiti/ruoli a casa o al lavoro.
  • Vedere questa situazione verso una persona che conosci e avvisare un parente o una persona vicina alla vittima di violenza che possa supportarla a parlare e fra emergere la difficoltà.
  • Far fare esperienza diretta agli uomini nei centri antiviolenza.
  • Educare sin da piccoli i bambini alla parità di genere e insegnare alle bambine a farsi sentire, se non vogliono una cosa imporsi e dire di no.
  • Rispetto reciproco.
  • Finanziare le organizzazioni e spingere per leggi più forti.
  • Gruppi di donne dove si parla di relazioni tra uomini e donne.
  • Non chiedere di identificarsi in uomo/donna.
  • Parlarne tanto con tutti i canali che abbiamo a disposizione: incontri,serate tematiche, video, letture… che possano diventare tutte occasioni di riflessione.
  • Educare i nostri figli soprattutto maschi al rispetto.
  • Educare fin da piccoli il rispetto è che non esistono compiti o ruoli predefiniti nella società.
  • Raccogliere le prove di ciò che si subisce o che si vede subire a qualcun altro e rivolgersi a chi può aiutare ad interrompere questi accadimenti.
  • Corsi di sensibilizzazione sul tema sin da giovane eta’ a ragazzi e ragazze e corsi di autodifesa alle donne.
  • Percorsi educativi nelle scuole.
  • Educare i bambini sin da piccoli a compiere mansioni slegate dal genere.
  • Corsi pratici legati alla vita quotidiana aperti sia all’uomo che alla donna.
  • Denunciare.
  • Sensibilizzare in ogni minima occasione.
  • Educare liberi da pregiudizi legati al genere.
  • Sensibilizzare di più’ la giornata e far conoscere di più i posti dove potersi rivolgersi senza avere vergogna.
  • Educazione civile.
  • Interventi nelle scuole.
  • Promuovere nelle scuole l’educazione alla parità tra i sessi attraverso una formazione consapevole dei docenti e sensibilizzare i Mass media a pubblicizzare queste tematiche.
  • Educare i propri figli a non essere violenti.
  • L’informazione, può sembrare banale ma informare soprattutto da persone che hanno vissuto quel dramma e ne sono uscite, può aiutarne altre che lo stanno vivendo e magari fanno fatica a capirlo.
  • L’educazione preventiva già a partire dall’asilo nido e la sensibilizzazione delle famiglie da subito.
  • Educazione al linguaggio utilizzato.
  • Mostrare ad esempio dalle pubblicitá che bambini maschi giocano con le bambole.
  • Insegnare fin da piccoli ai bambini la gentilezza.
  • Tutti i bambini devono essere liberi di giocare e indossare ciò che gli piace.
  • Dare supporto psicologico.
  • Proteggere le vittime di violenza.
  • Lasciare i bambini liberi di esprimersi senza pregiudizio.
  • Inizierei sicuramente con l’educazione alla non violenza e alla parità di genere e al rispetto.
  • Educare al rispetto e alla gentilezza reciproci.
  • Mettere uno psicologo o una figura esperta nelle scuole.
  • La buona educazione e l’educazione civica concreta, fatta da azioni. Non attraverso libri di testo.
  • Nelle scuole visione di film, letture, testimonianze, proposte in base all’età degli studenti e con continuità non solo in occasione del 25 novembre.
  • Educazione affettiva nella scuola.
  • La prevenzione dovrebbe partire già nelle scuole come per il bullismo, psicologi che fanno capire a ragazzi e ragazze che tutti valgono e che nessuno merita violenza verbale o fisica.
  • Insegnare ad ascoltare e prendere provvedimenti dopo una denuncia. Spesso si sente parlare di donna uccise dai mariti per poi scoprire che cu sono state in passato delle denunce a cui non è stata data importanza.
  • Giocare a nido e scuola dell’infanzia inventando storie in cui si cambiano i ruoli dei personaggi cambiando la loro “destinazione” (un uomo che cucina o che fa il ballerino, una donna che lavora in un distributore di benzina). Dalla primaria in poi fare una vera azione di educazione al rispetto e all’affettività.
  • Incontri con focus, racconti e testimonianze.
  • Educazione alla parità di genere fin dalla scuola primaria.
  • Promuovere un’educazione alla parità tra i sessi.
  • Utilizzare una terminologia neutra se si fa riferimento al personale. Es. non scrivere a priori “le educatrici”, ma preferire il termine “personale educativo”.
  • Progetti mirati sull’argomento in tutte le scuole, di ogni ordine e grado.
  • Aiutare le donne a rendersi indipendenti economicamente.
  • Evitare di attribuire aggettivi alle persone solo perchè sono donne o uomini.
  • Parlare di più dei fatti.
  • A casa mamma e papà che si apprezzano e si riconoscono le fatiche.
  • Non ci sono colori, giochi, vestiti diversi per maschi e femmine.. Allenare all’ altro e quindi all’ empatia in egual modi maschi e femmine.
  • Sollecitare sempre più la nascita di centri di ascolto e antiviolenza attraverso i media.
  • Si dovrebbero ascoltare di più le persone che subiscono violenza, anche il minimo cenno è importante. Quindi dovrebbe esserci più informazione.
  • Educazione nelle scuole.
  • Educazione in famiglia, sensibilizzare la scuola i Mass media e la scuola.
  • Che si aumenti l’informazione e che ci siano pene piu severe per chi compie violenza.
  • Progetti educativi nelle scuole.
  • Educare al rispetto.
  • Educare e sensibilizzare sin da piccoli ad una cultura di rispetto alla libertà, alla negazione e alla sua conseguente frustrazione… i bambini sono i cittadini di oggi per il futuro.
  • Dividersi i compiti di lavoro con egual dignità, fiducia e valorizzazione economica tra uomo e donna.
  • Relazione tra pari: nella contesa di un gioco tra maschio e femmina, lui si prende il gioco strattonando lei e non ascoltandola che dice: “no, mi fai male, non voglio”. L’intervento educativo consiste nel riprendere le parti , invitandole all’ascolto, e a non fare atti fisici malevoli.
  • Sforzarsi di cambiare il linguaggio che usiamo. Il linguaggio é pensiero e per cambiare il modo di pensare dobbiamo anche cambiare il modo in cui parliamo.
  • Educare i bambini e adolescenti al rispetto e sensibilizzare le famiglie ad un uso più attento del linguaggio.
  • L’unica prevenzione possibile è l’educazione delle persone.

  • Cercherei di allontanarla dalla situazione trovando per lei un aiuto specifico legale e psicologico.
  • Le darei la mia sala per trasferirsi ed evitare ogni contatto con chi la umilia in attesa di denunciarlo.
  • Le offrirei casa mia come riparo spingendola a denunciare.
  • Ascolto e indicazione di luoghi dove trovare supporto.
  • Sosterrei la denuncia alle FFOO.
  • Le farei contattare un Centro Antiviolenza, abbiamo il contatto telefonico di quello di Rho esposto al nido.
  • Denuncerei.
  • La manderei in un centro antiviolenza.
  • Chiamerei insieme a lei il centro antiviolenza e se possibile la ospiterei a casa perché purtroppo non sempre l’aiuto fornito è efficace.
  • La inviterei a denunciare il fatto.
  • L’aiuterei a denunciare e a farle capire che non è l’uomo giusto per lei.
  • L’aiuterei a denunciare.
  • La ospiterei anche a casa se servisse a tenerla al sicuro.
  • Cercherei di portarla via da quella situazione.
  • L’ascolto e cerco di spronarla a denunciare e rivolgersi ai centri di supporto per la violenza con esperti che sostengano e ascoltino la situazione vissuta.
  • Proverei a parlare e starle accanto… la scelta di denunciare è la sua.
  • La spronerei a sporgere denuncia e allontanarsi dall’aggressore.
  • Le consiglierei di denunciare o di rivolgersi ad un centro di aiuto.
  • Le direi di denunciare.
  • Cercherei con lei un servizio attivo che se prenda cura dell’amica e ne seguirei il processo.
  • La sosterrei nelle sue scelte.
  • Mi metterei in ascolto e andrei con lei in Centri Antiviolenza.
  • Sostenerla e convincerla a farsi aiutare, fare una rete di sostegno intorno a lei.
  • Cercherei di farle vedere la situazione da un altro punto di vista e le proporrei un aiuto cercando il sostegno di associazioni specializzate.
  • Le consiglieri di parlare con qualcuno.
  • L’accompagnerei a fare la.denuncia e a rivolgersi ai centi antiviolenza.
  • E’ sbagliato tenere segrete queste violenze… .è giusto rivolgersi a chi ha le competenze adeguate per essere aiutati. Consiglierei di aprirsi prima che sia tardi.
  • Ascolterei i suoi pensieri e la spronerei a denunciare la violenza standole accanto.
  • Le darei tutto il mio supporto senza mai giudicare e cercherei di accompagnarla in un percorso guidato da qualcuno che possa aiutarla concretamente.
  • La inviterei a rivolgersi a strutture e personale competente.
  • La farei parlare, prima con me e poi cercherei qualcuno che possa aiutarla concretamente.
  • La ascolto e le consiglio come potrebbe agire ma se dopo un po’ non ascolta si interviene chiamando forze dell’ordine ecc.
  • Che denunciasse la cosa.
  • Aiuterei nel prendere i contatti con un centro anti violenza e l’accompagnerei.
  • Le direi di rivolgersi il prima possibile alle forze dell’ordine e ai centri antiviolenza per denunciare l’accaduto.
  • Consigliare di rivolgersi ad un professionista e starle accanto.
  • Le consiglierei di andare in un centro antiviolenza.
  • Dipende dalla gravità della violenza subita, sicuramente rispetterei prima di tutto con molta delicatezza la sua volontà.
  • Le consiglierei di rivolgersi a dei centri apposta come il centro antiviolenza.
  • La indirizzerei ad un centro specializzato e la ospiterei a casa se necessario.
  • Ascoltarla senza giudicarla, rassicurarla e accompagnarla a denunciare a chi di competenza.
  • La aiuterei a denunciare, ad allontarla per sempre da quella vita.
  • Cercherei di starle vicino e di farle capire che quello che lei sta vivendo non è vero amore, che la persona che è al suo fianco non prova amore altrimenti non la tratterebbe in quel modo. Cercherei di starle vicino senza giudicarla, e l’ accompagnerei e sosterrei nella scelta più difficile da fare per lei.
  • Proverei a convincerla a rivolgersi al CAV.
  • Ascolto e aiuto per rivolgersi a dei centri antiviolenza.
  • Cercherei un’associazione che possa aiutarla nel supportarla a livello burocratico, oltre che darle tutto il mio sostegno morale e pratico nella gestione magari dei suoi figli
  • La convincerei a lasciare il mariro e a denunciarlo, offrendo aiuto anche economico.
  • La inviterei a sentire un centro apposito.
  • Di denunciare l’accaduto.
  • Non la lascerei sola, cercherei di comprenderla e di aiutarla al meglio.
  • Le consiglierei di rivolgersi ad un centro dedicato, sostenendola e offrendomi di accompagnarla.
  • Il mio supporto e il supporto delle autorità competenti.
  • Fornire ascolto e supporto contattando insieme il centro antiviolenza.
  • Aiutarla a denunciare.
  • Ascoltarla e accogliere tutte le sue emozioni.
  • Convincerci la mia amica di affidarsi a persone competenti (centri antiviolenza) ma allo stesso tempo cercherei di stargli vicina il più possibile in modo da supportarla e non farla sentire mai sola.
  • Cercherei di parlarci facendogli capire che ha bisogno di aiuto e di parlarne con chi di dovere . Le direi di prendere le sue cose e di venire a stare a casa mia.
  • La aiuterei a trovare un luogo sicuro e alternative concrete.
  • La ascolterei e la indirizzerei vs servizi di supporto.
  • La convincerei che deve denunciare e che lei vale e nessuno merita ciò che sta passando, le farei capire che le starei accanto passo dopo passo.
  • La accoglierei in casa mia, aiutandola ad allontanarsi da chi le fa del male.
  • Cercherei di far in modo di non lasciarla mai sola.
  • La allontanerei immediatamente dal pericolo e le parlerei per farle capire che è importante denunciare.
  • La porterei io in un posto dove la possono aiutare e la sosterrei tutto per tutto. Non la lascerei mai da sola.
  • L’aiutetei a capire e a conoscere l’esistenza di centri e associazioni che la potrebbero tutelare su più aspetti.
  • Spingerla a parlare con chi è competente.
  • La ascolterei, cercherei di aiutarla a fare la scelta per se stessa e per eventuali figli.
  • Le starei accanto quanto più possibile, spianandole la strada per essere pronta a chiedere aiuto.
  • Le starei accanto, sostenendola moralmente ed emotivamente, per tutto il percorso, dal momento in cui chiede aiuto e denuncia, fino al momento in cui supera tutta la situazione.
  • La accompagnerei a denunciare.
  • L’accompagnerei a un centro antiviolenza.
  • Gli starei accanto e chiamerei, ma dipende dai casi.
  • Me la porto a casa con me.
  • La accompagnerei e le riporterei dei dati differenti.
  • Non giudicarla, non insistere troppo, non abbandonarla a se stessa, mostrarle delle via d’uscita.
  • La porterei in un centro antiviolenza.
  • Le direi che come viene trattata non è sinonimo di amore e le consiglierei di andare alla casa delle donne maltrattate a Milano per semplicemente capire che strada intraprendere.
  • Le starei il più possibile vicino, ascoltandola,sostenendola e l inviterei a rivolgersi a centri di aiuto.
  • Le offrirei la mia casa portandola via dalla sua e andrei con lei dalle forze dell’ordine.
  • La ascolterei, e cercherei di aiutarla a vedere in modo lucido la situazione in cui si trova, se non dovesse ascoltarmi lo farei in sordina. Se fosse una situazione limite chiamerei chi di dovere, standole sempre vicina.
  • Cercherei di farle capire che deve allontanarsi da lui.
  • Le direi di chiedere al più presto aiuto alla famiglia, amici, centri preposti.
  • La spronerei a denunciare l’accaduto.
  • Chiedo aiuto a chi di dovere o la spingo a farlo lei.
  • Passerei molto tempo con lei per proteggerla e aiutarla.
  • Credere, Ascoltare, Supportare e Denunciare.
  • Ascoltarla, darle forza, comprenderla, aiutare a non tenersi tutto dentro e a non nascondere la violenza che subisce.
  • La ascolterei e la inviterei a rivolgersi al centro anti violenza, accompagnandola passo passo in questo percorso e la spronerei a parlarne anche con familiari che possano aiutarla.
  • Credo che Cercherei di continuare a essere presente per lei e non lasciare che venga isolata dalla propria rete di affetti.
  • Le starei vicino per accogliere la sua paura e la sosterrei nei passi che le possono permettere di decidere di denunciare la violenza subita.
  • Le direi di denunciare della violenza subita, o parlarne con qualcuno di competente. Cercando di fornire anche vie di uscita concreta (ospitare a casa ad esempio).



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